
Italiani sempre più pessimisti sul fronte del lavoro. L’anno scorso a marzo il 40.5% considerava il posto fisso un’abizione, oggi la percentuale è calata dastricamente al 22,9%. Dato divulgato dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza attraverso un monitoraggio Opinioni Indipendenti sulla Rete (Voices From the Blogs), che ha analizzato 24mila commenti pubblicati su Twitter tra il 18 e il 25 settembre.
Italiani sempre più pessimisti sul fronte del lavoro. L’anno scorso a marzo il 40.5% considerava il posto fisso un’abizione, oggi la percentuale è calata dastricamente al 22,9%. Dato divulgato dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza attraverso un monitoraggio Opinioni Indipendenti sulla Rete (Voices From the Blogs), che ha analizzato 24mila commenti pubblicati su Twitter tra il 18 e il 25 settembre.
Numeri alla mano, sono anche molti gli italiani che sono pronti ad andare all’estero per trovare lavoro. E’ una prospettiva questa che piace a quasi 1 su 3 tout court, mentre il 22,9% si sposterebbe solo per un posto di lavoro fisso. Disposto a lasciare la propria “casa” anche un altro 26,9% ma solo se il lavoro è dentro i confini nazionali. Resta poi 1 italiano su 5 che comunque per il lavoro non sarebbe disposto a muoversi. A livello geografico si ribalta la situazione: sono i milanesi ad aspirare di più alla fortuna di trovare lavoro vicino a casa (27,6%), seguiti dai romani (20,9%) ed infine dai napoletani (18,3%).
Inoltre sono in aumento, infatti, gli italiani che considerano il lavoro flessibile come una forma di sfruttamento: la pensa così il 35,7% degli italiani (+8,7% rispetto allo scorso marzo). E il fenomeno dei “bamboccioni”? in moti attribuiscono la cola pa sistema il 43,8%, per il 37,6% è per scelta e il 18,6% perché scoraggiati.