
È stato uno dei disastri ecologici più devastanti del Nord Italia negli ultimi 100 anni, ed è per questo che all’udienza preliminare per lo sversamento della Lombarda Petroli nel Lambro, diciassette soggetti su venti hanno ottenuto di costituirsi parte civile al processo.
È stato uno dei disastri ecologici più devastanti del Nord Italia negli ultimi 100 anni, ed è per questo che all’udienza preliminare per lo sversamento della Lombarda Petroli nel Lambro, diciassette soggetti su venti hanno ottenuto di costituirsi parte civile al processo.
Era il 20 febbraio 2010 quando, coperte dal buio della notte, mani tutt’ora senza nome hanno aperto le valvole delle cisterne dell’ex raffineria, divenuta stoccaggio, riversando nel Lambro 3000 tonnellate di olii combustibili e idrocarburi.
Intasato il depuratore di San Rocco, l’onda letale ha trascinato piante ed animali, confluendo nel Po ed arrivando sino al mare. I danni, incalcolabili, hanno spinto la Provincia di Monza e Brianza, il Comune di Villasanta, il Ministero per l’Ambiente, il depuratore Alsi e Regione Lombardia, unitamente ad altri quindici soggetti, tra cui tre hanno visto rigettarsi la domanda, a chiedere il risarcimento danni.
Responsabili del disastro, accusati di aver provocato lo sversamento per eludere i controlli e pagare non pagare l’accise, secondo la Procura di Monza sono i cugini Tagliabue, proprietari di Lombarda, su cui pende una possibile condanna per disastro doloso e reati fiscali.
Foto: archivio MB News.it