
Con la primavera, tempo permettendo, ritorna la voglia di pedalare, ma dopo mesi la bicicletta può essersi arrugginita. O più semplicemente rotta, e non mai è stata aggiustata. Ad Arcore le tirano a nuovo quelli della “Ciclofficina”, un bel progetto senza scopo lucro che interpreta bene questo periodo di crisi mettendo sul piatto solidarietà, amore per l’ecologia e quello per la bicicletta.
Con la primavera, tempo permettendo, ritorna la voglia di pedalare, ma dopo mesi la bicicletta può essersi arrugginita. O più semplicemente rotta, e non mai è stata aggiustata. Ad Arcore le tirano a nuovo quelli della “Ciclofficina”, un bel progetto senza scopo lucro che interpreta bene questo periodo di crisi mettendo sul piatto solidarietà, amore per l’ecologia e quello per la bicicletta.
Da ormai tre settimane quella che era un’idea è diventata realtà grazie alla disponibilità dell’Arci Blob di via Casati, che ha deciso di ospitare l’attività di Antonino Pinneri e Riccardo Scotti.
« La “bici” vorremmo che fosse il simbolo, anzi il motore per un cambiamento sostenibile – raccontano gli ideatori – l’idea è di procedere lentamente verso una rivoluzione della mobilità ripartendo da quello che già possediamo, cercando di investire su noi stessi e sulle nostre energie ( inteso come collettività), cambiando le nostre abitudini. credo che offrire un luogo dove poter trovare competenze tecniche e uno scambio di esperienze in merito alla nostra amata bicicletta possa farci raggiungere una maggior consapevolezza e farci comprendere che il consumismo, la velocità non sono l’unico modello possibile».
L’officina è partita grazie al sostegno della comunità, si potrebbe dire: tutto quello che è presente è frutto di un recupero di vecchi utensili e materiali trovati in diverse cantine, oppure donato da amici e conoscenti. Questo progetto è partito quindi con un budget “zero” in termini economici e anche per andare avanti farà perno sul patrimonio sociale come risorsa per il cambiamento, andando a coinvolgere una collettività attenta a capace di discernere cosa sia rifiuto da cosa abbia ancora delle potenzialità di utilizzo.
«Più che una propensione alla diminuzione dell’uso dell’automobile per questioni economiche, che comunque troverebbe le sue ragioni nei costi molto alti dei carburanti, il nostro è un progetto che miri ad una rivalutazione sensata sulla comodità della bici negli spostamenti cittadini a corto-medio raggio.Già di questi tempi c’è una rinnovata sensibilità verso dei ritmi più umani e un gusto per quella libertà che un mezzo alimentato a “volontà” ti fa assaporare».
Da quando sono partiti il bilancio è positivo: una signora sui 65 anni da Vimercate ha donato loro due bici che non utilizzava, ci sono già stati interventi su piccole manutenzioni , ma anche due interventi radicali di messa a nuovo con smontaggio totale, pulitura, ingrassaggio e rimontaggio.