Assolto Emilio Monguzzi, ed è giallo sul killer della sorella Elvira

Ha pianto ed i suoi parenti hanno applaudito. Si è conclusa così, questa mattina a Monza, l’udienza di Corte D’Assise che ha definitivamente decretato l’innocenza di Emilio Monguzzi, il 65enne monzese processato con l’accusa di aver ucciso la sorella Elvira, nel luglio del 2009. A latere della sentenza che ha scagionato il pensionato dalla pesante accusa, resta il giallo chi sia stato ad uccidere la 79enne. Per la famiglia si tratta di una brasiliana che frequentava la sua casa e che, secondo quanto dichiarato fuori dall’aula dalla cognata di Monguzzi, le chiedeva soldi in prestito.
Ha pianto ed i suoi parenti hanno applaudito. Si è conclusa così, questa mattina a Monza, l’udienza di Corte D’Assise che ha definitivamente decretato l’innocenza di Emilio Monguzzi, il 65enne monzese processato con l’accusa di aver ucciso la sorella Elvira, nel luglio del 2009. A latere della sentenza che ha scagionato il pensionato dalla pesante accusa, resta il giallo chi sia stato ad uccidere la 79enne. Per la famiglia si tratta di una brasiliana che frequentava la sua casa e che, secondo quanto dichiarato fuori dall’aula dalla cognata di Monguzzi, le chiedeva soldi in prestito.
«Non abbiamo vissuto per quattro anni – si lascia andare la moglie dell’ex imputato – da provare per capire cosa significhi». La Corte D’Assise di Monza, al termine di un lungo processo per omicidio volontario in cui il Pm aveva chiesto una condanna a 24 anni, ha assolto con formula piena Emilio Monguzzi “per non aver commesso il fatto”.
«Me lo sentivo, che sarebbe andata bene – dichiara il legale difensore di Monguzzi, avvocato Anna Casiraghi – ne ero certa per i fatti e nel cuore». Sorrisi, lacrime, applausi in un’aula dove i presenti erano tutti di famiglia, lasciano il passo ad un lecito interrogativo: chi ha ucciso Elvira? «Abbiamo sempre sostenuto che si tratti della brasiliana che si aggirava per casa di Elvira – dichiara la cognata di Monguzzi – abbiamo saputo che le chiedeva dei soldi, è stata vista entrare ed uscire più volte da casa sua dai vicini di casa. Purtroppo lo abbiamo scoperto tardi».
Elvira Monguzzi è stata trovata cadavere nel suo appartamento di via Spalto Piodo 4, il 29 luglio 2009. A chiamare i soccorsi fu proprio il fratello Emilio che raccontò di aver trovato la sorella a terra, riversa in una pozza di sangue. L’arma del delitto, mai ritrovata, potrebbe essere il peso di una vecchia bilancia che la donna custodiva al piano terra della sua abitazione, una volta lavanderia di famiglia. Chi l’ha uccisa, l’ha poi finita soffocandola con la sua stessa vestaglia. Accanto al corpo della vittima, la cassapanca aperta dove la donna custodiva del contante.
Le indagini degli inquirenti, poco dopo l’accaduto, si concentrarono fin da subito sul fratello della vittima. Alcuni schizzi di sangue rinvenuti sui suoi pantaloni, poi peritati da accusa e difesa, per la Procura erano dovuti all’aggressione mortale. Monguzzi ha sempre sostenuto di esserli procurati nel disperato tentativo di rianimare Elvira, nel momento del suo ritrovamento, tesi confermata oggi con la sua assoluzione.
Inizialmente però, anche una seconda persona fu messa sotto la lente investigativa. Una donna brasiliana era stata filmata da alcune telecamere di videosorveglianza proprio in via Spalto Piodo, nel giorno dell’omicidio. La donna, interrogata più volte, aveva dichiarato di essere stata in quella zona per comprare hashish. Sempre lei, a quanto riferiscono i parenti, era però conoscente della vittima, alla quale aveva chiesto dei soldi, riuscendo perfino ad ottenere una piccola cifra, qualche tempo prima. La sua posizione è stata però archiviata poco dopo l’avvio dell’inchiesta.