La Provincia è salva: la Consulta boccia il decreto Monti

4 luglio 2013 | 15:52
La Provincia è salva: la Consulta boccia il decreto Monti

La Corte Costituzionale ha bocciato il decreto taglia Province. Mercoledì pomeriggio la Consulta ha dichiarato incostituzionale il provvedimenti adottato dal governo Monti per contenere la spesa pubblica.

La Corte Costituzionale ha bocciato il decreto taglia Province. Mercoledì pomeriggio la Consulta ha dichiarato incostituzionale il provvedimenti adottato dal governo Monti per contenere la spesa pubblica. Decreto salva Italia era il nome e la riorganizzazione degli enti intermedi era il primo passo. I giudici, accogliendo il ricorso di otto Regioni, hanno detto che la riforma delle Province non può essere messa a punto con un decreto legge, ovvero quello strumento che il governo ha per gestire «casi straordinari di necessità e urgenza» e che permette alle misure di diventare immediatamente operative (con la necessità poi di una conversione in legge del Parlamento).

Insomma, per cancellare le Province un decreto non basta: le Province sono organi previsti dalla Costituzione. “E’ stata fatta giustizia n- ha commentato il presidente della Provincia di Monza, Dario Allevi -. La situazione rimane comunque grottesca, ci hanno tolto le risorse ma non le competenze e adesso cercheremo di recuperarne il più possibile”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il consigliere regionale della Lega, Massimiliano Romeo. “La sentenza della Consulta – ha detto – rappresenta una figuraccia senza precedenti per il prof. Monti e il suo governo dei tecnici e la conferma del pressapochismo con cui è stata affrontata la questione del riordino delle Province. La Lega Nord è la forza politica che la scorsa legislatura aveva presentato una mozione per impegnare Regione Lombardia ad avanzare il ricorso alla Corte Costituzionale. I fatti ora ci danno ragione: non si può modificare la Costituzione a colpi di decreto legge”.

Il decreto, approvato nel dicembre 2011 dal governo Monti nominato per fare fronte alle spallate della speculazione internazionale, riduceva le competenze delle Province e ne modificava radicalmente gli organi di governo: massimo dieci componenti eletti dai Comuni e scelta del presidente all’interno del Consiglio provinciale. «La sentenza della Corte conferma che le riforme delle istituzioni costitutive della Repubblica non possono essere fatte per decreto legge – ha affermato l’Upi, l’associazione delle Province -. Nessuna motivazione economica era giustificata e quindi la decretazione d’urgenza non poteva essere la strada legittima. Per riformare il Paese si deve agire con il pieno concerto di tutte le istituzioni».

E adesso cosa succederà? Difficile da prevedere. Stando alle più recenti prese di posizione del governo, è probabile che la strada delle riforme non venga abbandonata. Tuttavia, appare chiaro fin da ora che dovranno essere adottati altri provvedimenti, di natura diversa, come una vera e propria legge di riforma costituzionale.