L’Italia a “rischio Seveso”. In Brianza un sito pericoloso ogni 21 km²

Nella nostra provincia c’è uno stabilimento pericoloso ogni 21 chilometri quadrati, densità più alta a livello nazionale.
Industrie a rischio di incidente rilevante. Una sinistra qualifica che nel nostro territorio non può che rimandare alla memoria il disastro Icmesa, di cui settimana scorsa si è ricordato il trentasettesimo anniversario. Le Rir – questo l’acronimo – sono quei siti: stabilimenti chimici, depositi di gas, impianti di raffinazione petrolio, depositi di fitofarmaci, depositi tossici, centrali termoelettriche, stoccaggi sotterranei di gas naturale, produzione e deposito di esplosivi, distillazione, produzione di gas tecnici, dove è possibile registrare il superamento della soglia di alcune sostanze potenzialmente pericolose. L’Ispra, l’istituto superiore di protezione ambientale, ha raccolto in un rapporto tutti i Rir italiani. La sorpresa? Nella nostra provincia c’è uno stabilimento pericoloso ogni 21 chilometri quadrati, densità più alta a livello nazionale.
La mappatura, aggiornata al 31 dicembre 2012, lascia pochi spunti ottimistici, in effetti. In Italia sono 1142 i siti pericolosi e solo in Lombardia sono concentrati il 25% dei Rir del bel paese (287 totali); nella provincia di Milano ben 69 stabilimenti, in quella di Monza e Brianza sono 19. Il comune italiano con più Rir è Ravenna, seguito da Venezia e Genova.
I 19 siti pericolosi di Monza e Brianza interessano 15 dei 55 comuni della nostra provincia, una percentuale circa del 27%. Tutti gli stabilimenti Rir sono soggetti alla normativa Seveso e le violazioni hanno un regime sanzionatorio contravvenzionale. Il gestore che non presenta il rapporto di sicurezza rischia la detenzione in carcere fino ad un anno; per i mancati adempimenti sanzione amministrativa di massimo 50 mila euro.