Giudici: “Lea Garofalo doveva essere distrutta”

Lea Garofalo, uccisa a Milano nel 2009 e il cui corpo fu bruciato, doveva essere cancellata ”dalla faccia della terra” anche ”disperdendone ogni traccia materiale”.
Lea Garofalo, la testimone di giustizia calabrese uccisa a Milano nel 2009 e il cui corpo fu bruciato, doveva essere cancellata ”dalla faccia della terra” anche ”disperdendone ogni traccia materiale”, secondo il piano dell’ex compagno Carlo Cosco.
Lo scrive la Corte d’Assise d’Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui ha confermato l’ergastolo per Cosco e per altri tre. Secondo i giudici, tuttavia, ”le modalità di esecuzione dell’omicidio restano sconosciute”.
Lea Garofalo a quarant’anni ha deciso di lasciare il suo compagno, Carlo Cosco, e di cambiare vita insieme alla loro figlia Denise. Cosco, secondo quanto dichiarato dalla stessa Lea alla magistratura, sarebbe stato legato alla criminalità organizzata e lei non voleva che sua figlia crescesse respirando reati e violenze. Per aver “fatto la spia”, benché nessun tribunale abbia mai riconosciuto i legami di Cosco con organizzazioni mafiose, Lea ha perso la vita. Il suo ex, insieme ad altre tre persone (il processo d’appello a loro carico è finito da qualche settimana, con tre ergastoli e una condanna a 25 anni ed un’assoluzione), l’ha rapita e portata in un appartamento di Milano. Picchiata e strangolata, Lea Garofalo è poi stata trasportata in un campo di San Fruttuoso, dove il suo cadavere é stato bruciato.