Il museo del ciclismo è in crisi, la fondazione cerca finanziatori

L’esposizione inaugurata nel 2006 anche grazie alla passione e all’impegno di Fiorenzo Magni naviga in brutte acque. La fondazione assicura che non c’è rischio di chiusura. Si cercano nuovi finanziatori.
Non risparmia neppure i simboli della nostra storia la crisi economica. Oltre ai posti di lavoro, infatti, la difficile congiuntura di questi mesi sta creando difficoltà anche al museo del Ciclismo inaugurato nel 2006 in cima al Ghisallo, uno dei passi simbolo del ciclismo mondiale.
La struttura, nata anche grazie all’impegno di Fiorenzo Magni, originario della Provincia di Prato ma monzese d’adozione, considerato come il terzo uomo dell’epoca d’oro del ciclismo italiano e degno rivale di Bartali e Coppi, sembra navigare in pessime acque: i sindacati parlano di una situazione critica, due dei tre dipendenti non ricevono lo stipendio da alcuni mesi e la somma di cui si parla ammonta a 10 mila euro. Inoltre, pare che in questi primi sei anni di vita non sia mai riuscito veramente a decollare e che col tempo siano via via sorti altri problemi economici legati alla costruzione stessa del museo. La struttura è stata inaugurata il 14 ottobre 2006, in occasione del Giro di Lombardia con una cerimonia alla quale hanno partecipato diversi campioni del presente e del passato.
Il museo si sviluppa su tre piani e comprende anche una raccolta multimediale di materiale sul ciclismo. Dentro, gli appassionati possono ammirare la più grande collezione di maglie rosa al mondo, oltre alle biciclette usate da Bartali, Coppi e Merckx nelle loro vittorie al Tour de France e quella utilizzata da Moser per il record dell’ora. Si tratta di cimeli regalati negli anni dai campioni e che venivano custoditi nella vicina chiesetta dedicata appunto alla Madonna del Ghisallo, proclamata Santa protettrice dei ciclisti.
“Stiamo attraversando un momento difficile – ha commentato Carola Gentilini, direttore della Fondazione che gestisce il museo -, ma non siamo a rischio chiusura. Abbiamo dovuto fare ricorso alla cassa integrazione e adesso stiamo cercando nuovi finanziatori, ma assicuro tutti gli appassionati che l’esposizione rimarrà aperta”.