Ipotesi amnistia: lo Stato dalla doppia faccia

“Stop al sovraffollamento nelle carceri. Stop alla condizione umiliante in cui l’Italia viene a porsi dinanzi alla comunità internazionale per violazione dei princìpi sul trattamento umano dei detenuti”.
“Stop al sovraffollamento nelle carceri. Stop alla condizione umiliante in cui l’Italia viene a porsi dinanzi alla comunità internazionale per violazione dei princìpi sul trattamento umano dei detenuti”. E’ questo il cuore del messaggio con cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha invitato il Parlamento ad ottemperare a quanto richiesto dalla Corte di Strasburgo. La richiesta potrebbe tradursi anche in amnistia o indulto. Il provvedimento fondamentale invece dovrebbe essere la riforma sostanziale della Giustizia e del sistema carcerario.
Depenalizzazione di alcuni reati in primis, amnistia come estrema ratio, l’idea che il problema delle condizioni di vita nelle carceri italiane venga risolto con la rimessa in libertà dei detenuti è un argomento difficile da affrontare. Ci sono due scuole di pensiero, da un lato chi sostiene (assodato il dato oggettivo del sovraffollamento e relative condizioni di vivibilità delle strutture detentive) che pene alternative o un sistema di reinserimento siano la chiave di volta, dall’altro chi si oppone strenuamente all’idea che chi commette un reato, spesso ormai già in grado di usufruire di sconti di pena o sospensione della stessa, possa non restare in galera per il tempo atto ad espiare la sua colpa. Forse le due strade dovrebbero intrecciarsi ed incrociarsi con le dovute cautele e differenziazioni.
E’ vero che in carcere si vive male, eppure non si capisce perché non si costruiscano nuovi istituti, anche basati su una diversa concezione della vita detentiva, o si riqualifichino strutture già esistenti. I soldi? In Italia, per molti crimini di varia natura, la percentuale di recidiva è molto alta. Il denaro pubblico impiegato per arrestare la stessa persona più volte e processarla, sarebbe il medesimo e meglio impiegato per costruire spazi nuovi e dare ai detenuti istruzione e nuovi programmi di reinserimento. Se è vero che i provvedimenti di indulto ed amnistia non riguarderebbero reati “gravi” (per chi?), è anche vero che la “clemenza” non è la soluzione giusta per garantire la sicurezza e la giustizia di un paese che invece la richiede a gran voce. In Italia la condizione dei detenuti viene definita umiliante.
Non si può affermare il contrario. Ma è anche umiliante per le migliaia di vittime di qualsiasi reato, immaginare che il proprio aggressore venga “graziato” perché lo Stato non è in grado di garantire la sua detenzione e la sua (possibile) redenzione. Il Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni si è opposto, insieme al Movimento Cinque Stelle, all’ipotesi di indulto ed amnistia. In questo caso però, a me non viene da pensare alle reazioni politiche, ma alle reazioni dei genitori di bambini investiti da pirati della strada, a chi ha subito un furto in abitazione e per mesi non dormirà più sereno in casa sua, a chi con coraggio va a denunciare e poi, se anche non riguarda il suo caso in particolare, vede lo Stato essere “clemente” con chi delinque, invece di essere “comprensivo” con chi è vittima e mettersi a lavorare per garantirne la sicurezza.