Prove tecniche di esondazione, il sindaco: “Monza è città a rischio”

Il test ha coinvolto oltre mille famiglie e una decina di corpi fra protezione civile, croce rossa e forze dell’ordine. Le operazioni sono iniziate alle 7,30 e sono terminate a mattina inoltrata. Tre gli scenari allestiti: Parco, via Filzi e via Ghilini
Oltre mille famiglie coinvolte e dieci corpi fra protezione civile, croce rossa e forze dell’ordine impegnati. Sono questi i numeri delle prove tecniche di esondazione del Lambro andate in onda sabato mattina a Monza, così come in tutti i Comuni “rivieraschi” della Brianza, quelli che si affacciano sul fiume che taglia in due la Provincia.
Le piene sempre più frequenti e la manutenzione al Cavo Diotti hanno spinto le amministrazioni comunali a fare le prove generali di intervento ed evacuazione in caso di esondazione. A Monza, in particolare, sono stati allestiti tre scenari: uno all’interno del Parco, uno in via Filzi e l’ultimo in via Ghilini, più una centrale operativa allestita nell’ufficio del segretario generale comunale: la sua sede naturale dovrebbe essere la sala giunta, ma a causa di un matrimonio civile è stata spostata.
Il test ha assorbito tutte le forze possibili, tanto che anche l’anagrafe è stata impegnata per comunicare a chi era impegnato sul campo la presenza di disabili all’interno dei condomini e tre vigili del fuoco che avrebbero dovuto partecipare a un matrimonio in Comune sono stati dirottati nel giro di pochi secondi nella centrale operativa.
Sotto gli occhi di decine di curiosi si sono così svolte le simulazioni durate fino a mattinata inoltrata. Al termine delle operazioni, in Comune, si è tenuta una conferenza stampa nel quale il sindaco, Roberto Scanagatti, che in caso di calamità di questo tipo è il primo responsabile, ha riassunto l’attività svolta. “L’obiettivo – ha spiegato – è stato quello di testare la il piano di emergenza. Siamo una città a rischio e lo siamo a prescindere dalla manutenzione in corso al Cavo Diotti”. Le operazioni sabato sono iniziate alle 7,30, sebbene già dal giorno prima il motore del piano di emergenza fosse già stato avviato e riscaldato. La partecipazione dei cittadini è stata tiepida, ma il primo cittadino ha spiegato che ciò che contava era il test. “Di così articolati e strutturati non ne facciamo spesso – ha aggiunto Mario Stevanin, responsabile della Protezione civile comunale -. La prova di oggi rappresenta dunque una buona occasione. Comunque, periodicamente, effettuiamo delle esercitazioni più ridotte ma sempre utili e importanti”.
LA SIMULAZIONE AL PARCO DI MONZA (di MRS) – Una situazione simile a quella che si potrebbe avere in via Aliprandi, ovvero zona Lambretto, è stata messa in scena al Parco di Monza. L’acqua pescata dal Lambro dalle pompe della protezione civile alle ore 12 ha iniziato ad inondare la zona appena a sud del Ponte delle Catene. L’idrovora è entrata in azione. Alle 11 erano iniziate le operazioni di posizionamento delle barriere di contenimento dell’acqua, argini artificiali gonfiabili che in poco meno di 15 minuti sono stati posizionati dagli uomini in giallo. Il tempo di calare lungo l’argine del fiume il tubo, collegarlo alla pompa collocata sull’automezzo e via alla simulazione di allagamento. «Qui è come se fosse via Aliprandi a Monza – spiega Salvatore Cicala, capo squadra del team che ha coordinanto queste operazioni – Abbiamo steso un argine lungo 160 metri e alto 70 centimetri, che è quello che sarebbe utilizzato per proteggere dall’acqua le abitazioni della zona del Lambretto». Di salvagenti di contenimento la protezione civile di Monza ne ha a disposizione quattro da 20 metri e otto da 10 metri.
Il Parco di Monza resta il luogo naturale, assieme alla Cascinazza, dove il Lambro in piena può tracimare gli argini senza causare danni. MRS