Monza, nel 2014 nuovo trapianto di mani? Avviato studio clinico

31 ottobre 2013 | 14:55
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Monza, nel 2014 nuovo trapianto di mani? Avviato studio clinico

Sono passati circa tre anni dallo storico trapianto bilaterale di mano a Carla Mari, avvenuto al San Gerardo di Monza. Oggi, come rivela Massimo Del Bene, direttore dell’Unità di Chirurgia della Mano del nosocomio monzese, e artefice assieme alla sua equipe dell’intervento datato 2010, è allo studio un nuovo caso che potrebbe portare a un inedito bis.

Sono passati circa tre anni dallo storico trapianto bilaterale di mano a Carla Mari, avvenuto al San Gerardo di Monza. Oggi, come rivela Massimo Del Bene, direttore dell’Unità di Chirurgia della Mano del nosocomio monzese, e artefice assieme alla sua equipe dell’intervento datato 2010, è allo studio un nuovo caso che potrebbe portare a un inedito bis.

Il paziente è un ragazzo moldavo di 28 anni, folgorato all’età di 15 da una scossa elettrica che lo ha privato di entrambe le braccia, amputate a seguito dell’incidente. «È già partito l’iter procedurale, – spiega Del Bene – l’obiettivo è capire se ci sono i requisiti per ripetere l’intervento del 2010. Il paziente ha il braccio destro completamente amputato, mentre il sinistro è stato reciso poco sotto il gomito. Lo studio consisterà in una prima parte psicologica, per verificare l’idoneità al trapianto, dopodiché saranno considerati anche gli aspetti genetici e le compatibilità. Se tutto volgerà al meglio contiamo di terminare entro fine dicembre la valutazione, a gennaio chiedere l’autorizzazione ufficiale e verosimilmente operare entro la fine del 2014».

Rispetto a Carla Mari, la paziente che ha beneficiato del primo doppio trapianto di arto, il nuovo caso clinico ha un’età differente e un lasso di tempo maggiore di esposizione alla terapia immunosopressiva. «Siamo ottimisti – continua Del Bene – oggi su Carla Mari viene utilizzato un solo farmaco e in dosi molto basse. Non c’è stato alcun problema e, con cautela, pensiamo di poter sospendere la terapia nel prossimo futuro. Si può dire che abbiamo abbassato l’età dei potenziali pazienti e che possiamo guardare con fiducia anche a nuovi target di riceventi».