Al Bassini “Pazienti come carne da macello”. Lettera/denuncia di una lettrice

«Sanità, tempi di attesa interminabili» questa la denuncia giunta in redazione di una lettrice che, in una lettera fiume, ci ha raccontato la sua personale vicenda all’Ospedale milanese Bassini.
In data 12/12/2013, in serata, mi sono recata presso l’Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo per accompagnare un paziente che soffriva dolori allo stomaco e vomito persistente. Abbiamo effettuato l’accettazione alle 21.15 e ci è stato assegnato un codice verde con numero 348. L’attesa prevista secondo il tebellone informativo risultava essere di 105 min. Tralasciando la scarsa cura prestata alla normativa sulla privacy (siamo stati costretti a dichiarare dati sensibili, nome, cognome, numero di telefono privato e lo stato del malessere davanti a tutta la sala d’attesa prima di poter essere ammessi al triage per effettuare l’accettazione) ci siamo accomodati attendendo il nostro turno. Dopo ben 3 ore di attesa, nonostante non siano arrivati nel contempo codici più gravi del nostro, sul tabellone appare una variazione delle tempistiche: il tempo di attesa stimato era di 241 minuti. Tutto ciò dopo aver già atteso ben tre ore.
Mi sono recata a chiedere informazioni all’infermiera di guardia, che, piuttosto sgarbatamente, ha cercato di spiegarmi il funzionamento delle procedure ospedaliere. Sono assolutamente concorde nel dare priorità alle urgenze, nel cercare di interventire tempestivamente nel caso in cui sia a rischio la sopravvivenza, ma non ho comunque ricevuto risposta alla mia domanda: la signora non è stata in grado di spiegarmi se il tempo indicato fosse effettivo (dal momento in cui i 105 min segnalati inizialmente si erano già tramutati in ben 180), e soprattutto non ho capito per quale motivo questo aumento dell’attesa visto che non si erano presentati nuovi pazienti più urgenti di noi.
Ci tengo inoltre a sottolineare come nel modulo rilasciato in accettazione sia specificato sotto la dicitura “codice verde”, il nostro appunto, che la condizione del paziente “durante l’attesa, verrà comunque rivalutata periodicamente dal personale di servizio”. Per quanto mi riguarda, nelle totali 5 ore di attesa, nessuno, nè un medico, nè un’infermiera, nè alcuna figura associabile alla ruolo di “personale di servizio”, si è presentata per riscontrare le condizioni di salute del paziente. Questa è stata la prassi adottata con tutti i presenti in sala, anch’essi codici verdi. Riusciamo, alle 01.50,essendo chiamati per cognome davanti a tutti gli altri pazienti, ad ottenere vistita ed esami, ma attendiamo fino alle 4.40 prima di essere dimessi. Al mio fidanzato è stata applicata una flebo, che ho dovuto chiudere io in quanto nessuna infermiera ha monitorato l’andamento della cura somministrata, anzi, quando, insieme al familiare di un’altra paziente, ci siamo allontanati dalle sale visita per prendere dell’acqua, l’infermiera che ha dovuto aprire la porta per farci rientrare ci ha pregato di “non fare avanti e indietro”, in quanto stava riposando.
Ad oggi il mio fidanzato sta ancora peggio: non solo la patologia che ha non è passata, ma si è accentuata dalla notte insonne, dal freddo e dall’ansia dell’attesa. Credo sia inumano far attendere persone malate per ben 5 ore, senza notizie, senza cure, e senza rassicurazioni. Credo sia inumano entrare in un PRONTO soccorso, che per definizione dovrebbe indicare un tipo di assistenza rapida e tempestiva, alle 21.15 ed uscirne alle 4.40.Credo sia inumano avere la sensazione di essere trattati come carne da macello, restando abbanonati in una sala d’attesa ben poco confortevole.Credo sia inumano somministrare una terapia e non monitorarne l’andamento, non chiedere MAI al paziente, in più di 7 ore, come si sente. Il termine paziente, anche se nell’immaginario collettivo ormai indica “colui che attende pacificamente” deriva invece dal latino patior, “colui che soffre”. Forse in un pronto soccorso, bisognerebbe prestare più attenzione alla sofferenza altrui, e mostrare un po’ più di umanità ed educazione.
lettera firmata
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Ecco la lettera di risposta dell’Azienda Ospedaliera Istituti Clinici di Perfezionamento. Pubblicata in data 24/1/2014 (clicca qua)