Il lato creativo del mondo artigiano. Intervista a Donatella Nobilio

«Mi definisco una autoproduttrice che si occupa di tutto ciò che concerne la decorazione e l’arredamento di interni».
«Mi definisco una autoproduttrice che si occupa di tutto ciò che concerne la decorazione e l’arredamento di interni». Descrive così la propria attività Donatella Nobilio, residente a Villasanta, nata come designer e successivamente specializzatasi in decorazioni, in particolare con tecnica trompe-l’œi. «Dipingo qualsiasi superficie si presti, dai mobili, agli armadi, passando per sedie, tavoli e perfino scarpe. Avendo lavorato a lungo in aziende che producono mobili su misura cerco di coniugare l’arredamento alla decorazione, trasformando ogni pezzo in un articolo esclusivo».
La crisi ha sviluppato la creatività degli imprenditori? Cosa ne pensa una professionista della creatività?
Sicuramente è stata uno stimolo per molti, perché non ha permesso a nessuno di adagiarsi. Di contro, certamente, da tre anni a questa parte è diventato molto difficile lavorare. In particolare credo sia stato necessario restare “al passo”, aprire alla tecnologia, mettersi in discussione. Io, per esempio, che sono una cultrice della “mano libera”, ho cercato di imparare il lato digitale del mio lavoro. Non è facile, anche perché non basta più sentirsi dire “che brava” o “che bei lavori”. La crisi ha messo a dura prova molte realtà. Essere bravi non è più l’unica soluzione. La vivo come una sfida.
Come vedi il futuro?
Il mio desiderio è l’apertura di laboratori creativi, spazi comuni dove artisti e designer possano lavorare insieme, trovando sinergie e stimoli reciprocamente. Creando una sorta di grande mercato per le persone, per fare “toccare con mano” il nostro lavoro. Stare da soli è importante, per ponderare e trovare le giuste motivazioni ma poi la parola d’ordine deve diventare “condividere”. Era il mio sogno già vent’anni fa.
Tre aggettivi per il mondo del lavoro brianzolo.
Perseverante. Competitivo, grazie all’alta qualità. Creativo, la creatività è la base dell’artigianato.
Che consigli daresti a un giovane brianzolo intenzionato a diventare artigiano?
Di mostrarsi al resto del mondo. I tempi sono cambiati, difficilmente il cliente arriverà dall’artigiano brianzolo, deve invertirsi la tendenza e dovrà essere l’artigiano ad andare fuori, ad aprirsi e fare conoscere i propri prodotti e le proprie qualità. In un certo senso gli consiglierei di “esplodere” verso l’esterno e di non attendere che succeda qualcosa. Certo, pensarci bene e valutare gli eventuali rischi, ma l’attesa passiva è la cosa peggiore.