Natale amaro in Provincia, Allevi mangia il panettone ma potrebbe essere l’ultimo

Il presidente ha reso pubblico uno studio dell’Unione province italiane secondo il quale solo il 4% degli italiani ritiene che non sia una priorità
Per la Provincia di Monza è un Natale amaro quello che sta per arrivare. Il presidente Dario Allevi come da tradizione ha convocato i giornalisti per il tradizionale incontro di fine anno, ma la notizie di queste ultime settimane che danno oramai per imminente il via libera al taglio degli enti intermedi hanno finito per trasformare il tutto in una sorta di commiato.
La chiusura delle Provincia, al di là dei venti gelidi che spirano, è una storia ancora tutta da scrivere e proprio per questo motivo Allevi non ha rinunciato a illustrare il risultato di un sondaggio commissionato dall’Upi, l’Unione delle province italiane. Solo il 4% degli italiani, dice il rilevamento, convinto che la cancellazione delle Province sia una priorità. Al contrario, l’80% dice che bisognerebbe al più presto ridurre il numero di parlamentari e ovviamente anche le loro indennità, il 70% darebbe un bel colpo di forbice agi stipendi dei consiglieri regionali e infine toccherebbe ai cosiddetti manager di stato. Ma a quanto pare è stato deciso diversamente e qualcuno è convinto che le Province dovranno fare da capro espiatorio, o da simbolo.
“La legge Del Rio ha un approccio superficiale e demagogico al problemi dei costi della politica – ha commentato Allevi -. La verità è che non garantirà alcun risparmio”. Al contrario, la Provincia, nonostante i tagli al budegt e le risorse sempre più limitate, ha cercato di far quadrare i conti. E sembra esserci riuscita, tanto che con una comprensibile punta di orgoglio, Allevi ha sottolneato che non ci sia in giro per il mondo un solo fornitori che avanza soldi da palazzo Grossi. “Avevamo mille sogni nel cassetto – ha concluso Allevi -. Grazie al federalismo fiscale sembrava che potessimo fare affidamento su nuove risorse economiche, ma alla fine abbiamo dovouto fare i conti con un centralismo esasperato che ha prosciugato tutto”.