Le antiche tradizioni contadine protagoniste dell’evento a “La Fata Verde”

20 gennaio 2014 | 20:51
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Le antiche tradizioni contadine protagoniste dell’evento a “La Fata Verde”

Ad Agrate Brianza lo scorso venerdì 17 gennaio con un evento a tema si è festeggiato “Sant’Antoni del purcèl”.

È stato il maiale il protagonista della quarta serata a tema organizzata all’interno della rassegna gastronomica Colori  e sapori di Monza e Brianza“, realizzata da Pro Monza con il sostegno di numerose realtà locali.

E non poteva essere scelto protagonista differente, visto che l’appuntamento a “La Fata Verde” di Agrate Brianza (via Talete, 2) si è svolto lo scorso 17 gennaio, giornata in cui tradizionalmente si celebra “Sant’Antoni del purcèl“.

Risotto mantecato con la pasta del salame e la gremolata, crema di patate con le fratteglie stufate al vino, carrè di maiale cotto alla brace con i fagioli e le cotiche e, per finire, frittelle e chiacchiere con la russumada: questo il menù ad hoc che ha ideato lo chef Roberto Andreoni, allievo di Gualtiero Marchesi e titolare del ristorante “Via del Borgo” di Concorezzo.

La pioggia incessante ha impedito l’accensione del tradizionale falò di Sant’Antonio. Ma non del fuoco e del vin brulè non si è sentita più di tanto la mancanza, perché i presenti sono stati rapiti dalla dimostrazione che si è svolta nei pressi dell’Antica Corte dei Mugnai della Cascina Offellera: un norcino ha mostrato come tradizionalmente, nelle antiche cascine, venivano preparati i salumi.

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Il norcino Adriano Brescianini

Adriano Brescianini, che questo mestiere lo fa ormai solo per passione, accompagnato dal figlio Francesco e dall’amico Egidio Mazza, ha dato dimostrazione di come si lavorano con metodo tradizionale le carni del maiale per produrre salumi e cotechini.

Un mestiere, quello del norcino, dalla tradizione antichissima e affascinante. Ne era convinto anche il regista Ermanno Olmi, a tal punto che, per la realizzazione del celebre “L’albero degli zoccoli“, ha chiesto consulenza proprio alla famiglia Brescianini, originaria di Palosco, uno dei paesi della bassa bergamasca dove è stato ambientato il film che ha vinto la Palma d’Oro alla 31° edizione del Festival di Cannes.