Campagna Creativo sì #coglioneNO: ecco cose ne pensano i giovani di MB

È diventata subito virale la campagna di sensibilizzazione lanciata da Zerovideo.net per la tutela dei lavori creativi: boom di click su YouTube e migliaia di condivisioni sui social network.
701.950 visualizzazioni su YouTube per il primo video. 372.464 per il secondo e 340.136 per il terzo. In cinque giorni, dallo scorso lunedì, il 13 gennaio. Una campagna che è diventata subito virale quella lanciata dai tre filmmakers di Zerovideo.net.
#coglioneNO, secondo quanto si può leggere sul sito, è nata come “reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da stronzi. È la reazione alla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol. È la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento”.
Protagonisti dei tre spot un idraulico, un antennista e un giardiniere che, dopo aver effettuato la prestazione per cui erano stati chiamati, vengono informati dal padrone di casa che “per il progetto non c’è budget” e che quindi verranno ripagati in visibilità, con tag su Facebook, hashtag su Twitter e addirittura fotografie su Pinterest. Addiritura. Una scena surreale, per chi svolge un lavoro un lavoro che non rientra nella categoria di quelli definiti “creativi”. Ma che si ripropone costantemente a un giovane grafico, musicista, giornalista. Fotografo, attore, film maker. Designer, copy, illustratore.
Come se a svolgere questi mestieri non si facesse fatica. Come se le idee, ai giovani creativi, arrivassero dal cielo, grazie a una generosa epiphany. Come se realizzare l’idea fosse immediato, perché tanto a fare queste cose i giovani creativi si divertono. Perché non è un lavoro. No. Macché. È un gioco, agli occhi dei altri.
Ma è quasi una maledizione per chi la vive in prima persona, per chi è alle prime armi. Perché si lascia abbindolare dalle proposte di visibilità, dal credit sulla fotografia e dalla firma sull’articolo. Accetta, gettando alle spalle la frustrazione e l’umiliazione perché crede che sia un modo per farsi conoscere. Il che può essere vero, ma sicuramente più che altro è un modo per continuare ad alimentare questo mercato.
«Hanno colpito nel segno con questa campagna – racconta a MB News L. B. monzese, quasi 30 anni, web art director – È davvero così. Ti promettono altri lavori, se lavori gratis. Ti promettono visibilità e lustro al tuo portfolio. Le prime volte ci caschi, poi non lo fai più. Anche se proposte del genere arrivano sempre».
E come si ripaga un musicista, che suona con il suo gruppo magari in un locale, magari di sera? «Con tre birre, o due consumazioni. Con una pizza e una stretta di mano», racconta il poco più che trentenne di Lissone S. G. «Nel corso degli anni abbiamo ricevuto un sacco di proposte assurde. Compresa quella di pagare per poterci esibire. O di cambiare i titoli alle nostre canzoni, così che i proprietari dei locali non dovessero pagare i diritti alla SIAE».
Cosa succede invece a un’attrice? «Non ci sono soldi per pagare registi e musicisti, figurati quanto possa andare agli attori! – racconta F. P., di Monza, 29 anni – Io ho recitato gratis in due video, ma poi sono arrivata alla conclusione che se devo lavorare gratis, tanto vale stare a casa. Almeno risparmio i soldi della benzina. Dovremmo smettere tutti di accettare condizioni del genere».
Sicuramente è complicato quantificare il costo di un progetto creativo: da un punto di vista economico lo si inquadra difficilmente – quanto costa farti suonare la chitarra? Boh -, da un punto di vista estetico è spesso discutibile – i non addetti ai lavori credono sempre di poter fare meglio: insomma, cosa ci vuole a scrivere un articolo? Quanto mai potrà essere difficile recitare Shakespeare? -, sul versante della richiesta non risponde a una domanda immediata – senza idraulico vivo con disagio certe situazioni, senza grafico ho vissuto fino adesso. Ma, ovviamente, c’è un ma. E sottolinea che il lavoro, anche se fatto con le idee, è un diritto, e che, in quanto tale, deve essere pagato.
La campagna #coglioneNO è realizzata da Zero Pirate Filmmakers: Stefano De Marco, Niccolò Falsetti e Alessandro Grespan insieme a Luca di Giovanni e a cura di Eleonora Giovinazzo.