Desio, cava della ‘ndrangheta: rischio Terra dei fuochi?

Il rischio c’è. Serio, concreto. Non imminente, ma già all’orizzonte. Non di terribili malattie, si spera, ma di un inquinamento sempre più pervasivo dell’ambiente locale,
Desio, con la sua cava della ‘ndrangheta, come la famigerata Terra dei Fuochi? Il rischio c’è. Serio, concreto. Non imminente, ma già all’orizzonte. Non di terribili malattie, si spera, ma di un inquinamento sempre più pervasivo dell’ambiente locale, fino alla falda acquifera.
Lo vedeva già un anno fa un noto geologo brianzolo, Gianni del Pero di Meda, tra l’altro consulente di parte nel procedimento civile avviato dal Comune di Desio. Adesso lo vede anche il sindaco Roberto Corti. Quale rischio? Che la maxi cava di via Molinara, che fu scoperta nel 2008 con l’operazione Star Wars, possa rimanere così per sempre: un enorme cratere riempito di rifiuti e macerie inquinanti di ogni genere, poi coperto da terra. Un buco nero nella un tempo verde Brianza.
Il problema è, come sempre, economico. “Servono 200 mila euro solo per finire il piano di caratterizzazione e vedere cosa c’è davvero sottoterra – ha detto il sindaco – ma noi al momento non possiamo stanziarli. Abbiamo bussato più volte alle porte della Regione, ma senza che siano concluse le indagini nel sottosuolo non si può nemmeno entrare nel circuito dei siti regionali da bonificare”.
Il Comune ha chiesto anche a Pedemontana di farsi carico dei costi, visto che il tracciato passerà accanto. Invano. Quindi, tutto è fermo. E ammantato dal silenzio. “Quei 200 mila euro al momento sarebbero a carico nostro visto che manca l’intervento di chi è stato responsabile di quello scempio – ha detto Corti -, ma con la situazione economica attuale e i vincoli che abbiamo non è facile poterli stanziare”. Figurarsi poi, allora, per trovare i 5 milioni di euro necessari per bonificare l’area di 15mila metri, dentro la quale ci sono almeno 100mila metri cubi di rifiuti, con inquinanti come il cromo e altri metalli. L’obiettivo del Comune è, chiaramente, quello di rivalersi sui responsabili, che però risulterebbero nullatenenti (c’è anche una richiesta del Comune di 3 milioni di risarcimento per il danno ambientale). Ma i cittadini chiedono un intervento urgente, perchè la situazione non degeneri.