Un camice bianco con la testa nel pallone: e il medico diventa scrittore

15 gennaio 2014 | 11:52
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Un camice bianco con la testa nel pallone: e il medico diventa scrittore

Rino Morales, 53 anni, è un serio e cordiale dirigente medico di Medicina trasfusionale. Un volto noto per le centinaia di donatori Avis che, periodicamente fanno tappa all’ospedale civile per quel semplice ma fondamentale gesto che è la donazione di sangue.

Rino Morales, 53 anni, è un serio e cordiale dirigente medico di Medicina trasfusionale. Un volto noto per le centinaia di donatori Avis che, periodicamente fanno tappa all’ospedale civile per quel semplice ma fondamentale gesto che è la donazione di sangue.

Svestiti i panni da dottore e lasciato sulla scrivania lo sfigmomanometro, Morales ha deciso di mettere… “La testa nel pallone”. Questo infatti è il titolo del libro scritto a più mani che ha dato corpo e poesia a una grande passione respirata davanti alla televisione e rincorsa sui campi di calcio e calcetto.

Del resto – come capita di leggere tra le pagine del romanzo edito da Della Vigna – come si fa a non emozionarsi quando i ricordi riecheggiano in questo modo: “”Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani”. “Una semplice formazione di calcio? – scrive uno degli autori dei 14 racconti tutti nell’orbita del mondo del pallone – No, amici, questa è una filastroccarock’n’roll, un’indimenticabileGlory Days bearzottiana, musica pedatoria per l’impresa calcistica più bella di sempre.Riffpotenti, crescendo rossiniano ed epica per invincibili”.

Pagina dopo pagina il libro diventa una sorta di letteratura “fantasportiva” dove il calcio diventa epica, diventa tifo, diventa ricordo ma anche attività sportiva, educativa, formativa, salutistica.

L’oggetto del presente lavoro – spiegano gli autori – è il tentativo di stabilire un dialogo fatto di ricordi, racconti e cronache “minime” con tutti coloro che hanno condiviso l’esperienza formativa di una “vita” vissuta correndo dietro a un pallone o praticando uno sport. In un’epoca in cui le logiche economico-organizzative globali sembrano prevalere sugli

Rino Morales medicoaspetti puramente culturali, sociali, ludici ed educativi dello sport, occorre ricordare con Eduardo Galeano che, “per quanto i tecnocrati lo programmino, per quanto i potenti le manipolino”, il calcio e, più in generale, le discipline sportive, continuano a essere “l’arte dell’imprevisto. Dove meno te l’aspetti salta fuori l’impossibile, il nano impartisce una lezione al gigante, un nero allampanato e sbilenco fa diventar scemo l’atleta scolpito in Grecia”.

Il volume è curato da Maurizio De Filippis e Giovanni Francavilla, mentre la prefazione è del professor Sergio Giuntini, docente di “Storia dello Sport” all’Università di Roma Tor Vergata e Membro del Consiglio Direttivo della “Società Italiana di Storia dello Sport” autore inoltre di moltissimi saggi di storia dello sport, quali “ Pugni chiusi e cerchi olimpici” e “  Poi Milan e Benfica, Milano che fatica”, di recentissima pubblicazione”.

Per chi volesse un primo assaggio esiste anche un blog dedicato all’opera. Ma val la pena davvero lasciarsi andare ai ricordi e alla passione sfogliandolo fisicamente tra le dita. Magari seduti su una poltrona del centro trasfusionale Avis, altro stadio sociale di piccoli grandi gesti da incorniciare.

Articolo da ilvimercate.org