Brianza fucina di scrittori: ecco Fabio Deotto e il suo romanzo

4 febbraio 2014 | 23:04
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Brianza fucina di scrittori: ecco Fabio Deotto e il suo romanzo

Classe 1982, nato a Vimercate, traduttore freelance, giornalista per riviste scientifiche e musicali e soprattutto scrittore. Stiamo parlando di Fabio Deotto, Faz per gli amici, che dopo cinque anni di sacrifici vedrà pubblicato il suo romanzo “CondominioR39”.

Classe 1982, nato a Vimercate, traduttore freelance, giornalista per riviste scientifiche e musicali e soprattutto scrittore. Stiamo parlando di Fabio Deotto, Faz per gli amici, che dopo cinque anni di sacrifici vedrà pubblicato da martedì da Einaudi il suo romanzo “Condominio R39”.

Dopo il lancio il 4 febbraio sia in libreria che online, Deotto presenterà il libro venerdì 14 febbraio alla libreria Les Mots di Milano seguita il venerdì successivo 21 febbraio dalla presentazione ufficiale a Vimercate, all’Acropolis di via degli Atleti.condominioR39-DEOTTO

Abbiamo fatto quattro chiacchere con lui per capire come è nato il suo romanzo:

– Èla prima volta che ti cimenti nella stesura di un romanzo?

Prima di questo ne avevo scritti due, uno era una distopia stile 1984, l’altro era una sorta di thriller-satirico sulla politica e la televisione italiana.

– Quanta fatica in termini di tempo e magari anche denaro ti è costato?

In termini di fatica, tanta. In termini di bile, qualche ettolitro. In termini di denaro invece non saprei, perché tra il 2008 e il 2011 ci ho lavorato in modo abbastanza discontinuo. Ad ogni modo, considerando che per lavorarci ho dovuto rifiutare alcune traduzioni e ridurre il numero di articoli mensile, diciamo che mi è costato in totale cinque anni, diverse migliaia di euro e molti capelli.

– Mi riesci a fare in poche righe un sunto della storia?

Il nucleo principale della storia è ambientato in una palazzina alla periferia di Milano: due piani, quattro appartamenti. Alle 22.47 di un banale venerdì di marzo da quella palazzina usciranno cinque persone in coma e una in stato confusionale. Da questo fatto partono due linee narrative che si alterneranno per tutto il romanzo. Una è quella del commissario di Polizia incaricato di ricostruire l’accaduto a partire dalla mattina di sabato, l’altra segue le vicende nei quattro appartamenti a partire dalla mattina di venerdì.

– Quali sono i tuoi autori di riferimento?

Ce ne sono davvero tanti ed è difficile restringere il cerchio. Negli ultimi dieci anni ho letto quasi tutto di Dave Eggers, John Fante, Kurt Vonnegut, Philip K. Dick, Chuck Palahniuk, Charles Bukowski. Negli ultimi tempi ho apprezzato molto Paul Auster, Cormac McCarthy e Jay McInerney. Poi, chiaro, c’è Stephen King, senza il quale difficilmente avrei scritto il mio primo racconto.

– Hai già in cantiere un nuovo romanzo?

Sì. Ma sono nella fase in cui non ne parlo con nessuno.

– Cosa o chi ti ha influenzato di più nella creazione dei personaggi e dei luoghi del romanzo?

Quando ho iniziato a scrivere, ci sono state persone (molte) che mi hanno incoraggiato, e altre persone (poche, ma comunque troppe) che invece hanno cominciato a guardarmi dall’alto in basso, quasi fossi un fenomeno da baraccone. Ogni tanto mi chiedevano come andava con il mio “progetto”, e lo facevano come se fosse implicito che la mia fosse una scelta folle, o quanto meno un ridicolo rigurgito adolescenziale senza senso. All’inizio me la prendevo, poi ho cominciato a rendermi conto che quelle stesse persone erano, tra quelle che conosco, quelle più insoddisfatte della propria vita. Molti di loro erano tremendamente in gamba, ma si erano barricati nelle loro piccole certezze e vivevano nel terrore di perderle. Credo che la cosa che più mi ha influenzato nella stesura di questo romanzo siano proprio quelle persone. Non a caso, il titolo di lavorazione era “Chi si accontenta muore”.

foto di: Miriam Hernández Barrena