Ospedale di Vimercate: la musicoterapia entra in corsia con ottimi risultati

“La musicoterapia è una disciplina paramedica che usa il suono, la musica e il movimento per produrre effetti regressivi e per aprire canali di comunicazione”.
“La musicoterapia è una disciplina paramedica che usa il suono, la musica e il movimento per produrre effetti regressivi e per aprire canali di comunicazione.” È da questo punto di partenza che i volontari di Avolvi e l’associazione Mutar, insieme ai medici del reparto psichiatria dell’ospedale di Vimercate hanno iniziato questo nuovo progetto per aiutare chi si trova in cura.
Partito ai primi di gennaio, l’appuntamento della musicoterapia all’interno del reparto di psichiatria è diventato un momento atteso con entusiasmo dalla maggior parte dei degenti: “Nel nostro padiglione ospitiamo un massimo di diciassette persone, e ogni martedì, quasi una decina di loro vuole partecipare – spiega Franca Zavatto, caposala del reparto –. Grazie ai volontari di Avolvi siamo riusciti ad avere un appuntamento settimanale che andrà avanti fino a maggio”.
Rosario Galbusera, responsabile dei volontari Avolvi che donano il proprio tempo nel reparto spiega come i propri volontari siano stati preparati con corsi di formazione per affrontare situazioni a volte non semplici.
A braccetto con Avolvi opera l’associazione Mutar che si occupa dal 2009 di musicoterapia e di sostegno ai pazienti con problemi psichiatrici: “Suonare aiuta i malati ad esprimere le proprie emozioni e attraverso il confronto con gli altri pazienti riescono ad avere una visione anche “esterna” di se stessi – racconta Cinzia Giannini di Mutar, responsabile e conduttrice del progetto –, nell’ultima seduta un paziente con una patologia molto pesante è riuscito a trovare una calma sia interiore che esteriore quasi sorprendente.”
Il progetto è aperto a tutti i pazienti, ma nessuno è obbligato a partecipare: “Questi incontri non fanno bene solo a loro ma anche a noi medici che riusciamo ad avere un rapporto meno “teso” con loro che spesso ci vedono come chi li obbliga a prendere medicine o fare esami – spiega Franca Zavatto – Insieme a loro suoniamo e li aiutiamo ad esprimersi al meglio.”
Gli strumenti presenti vanno dalle classiche percussioni, Arpa celtica e triangolo a strumenti più complessi e con suoni affascinanti come il Metallofono, lo Steel Drum o l’Ocean Drum. Lo stesso cantare è parte della terapia, ugualmente utile ai pazienti per accrescere la propria autostima e grande aiuto per riallacciare rapporti sociali.