PhotoSpotLand, Fotografia e startup: ecco dove come e quando scattare nei luoghi più belli del Mondo

Sul sito non si condividono le fotografie, ma suggerimenti per realizzare scatti efficaci: si parla di dove, come e quando fare click. E anche in compagnia di chi.
PhotoSpotLand è una community per fotografi che amano viaggiare. Sul sito non si condividono le fotografie, ma suggerimenti per realizzare scatti efficaci: si parla di dove, come e quando fare click. E anche in compagnia di chi. Perché l’intento è quello di far incontrare realmente persone che condividono la passione per i viaggi, la fotografia e la cultura. MB News ha intervistato Mario Bucolo, fondatore e CEO di una delle Start Up più innovative d’Italia, che ha sede a Monza, Catania e New York. Ecco cosa ci ha raccontato.
Descriviamo il progetto. Quando e come è nata l’idea di PhotoSpotLand? Quanti siete oggi a lavoravi?
L’idea ha una data ed un’ora precisa. Era il 5 maggio del 2012 alle 20, ero appostato con treppiedi, fotocamera e cavo lunga esposizione sul molo di Acitrezza in attesa che la grande luna sorgesse tra i faraglioni. Una ragazza, armata di fotocamera, mi chiese: «Scusi, lei sta aspettando la luna?». «No, il 28 ma non è ancora passato», risposi scherzando. Da lì mi soffermai ad osservare il comportamento di vari fotografi amatoriali che arrivavano singolarmente o in gruppi.
In quel periodo cercavo effettivamente di focalizzare la mia attenzione su un’idea da sfruttare per creare una mia nuova startup. Mettendo insieme le mie competenze imprenditoriali, di marketing, comunicazione, social media e fotografia, e studiando i competitor, misi a punto proprio PhotoSpotLand. Ad oggi siamo in 5 operativi più due co-founder advisor. Oltre a me la mia vice Cinzia Costanzo che si occupa dei social media e dei contenuti, Mirko del design, Luca dello sviluppo software e Alberto che sta sviluppando l’applicazione per iPhone e iPad. Poi ci sono Paolo che da Lugano controlla i nostri conti e Mark che da San Diego si occupa della strategia PR internazionale. Lui è stato consulente strategico del presidente Bill Clinton, poi stratega della campagna presidenziale di Al Gore e vice sindaco di Los Angeles per 4 anni.
Abbiamo anche una squadra di advisor esterni, tra i quali uno degli storici ricercatori di mercato e sondaggista italiano Nicola Piepoli, mio caro amico personale e maestro.
Abbiamo ricevuto circa 40mila euro di finanziamento dai cosiddetti friends & fools e 20mila dalla Camera di Commercio di Monza Brianza, grazie alla vincita del bando “Creattivi”. Per completare il nostro budget ci servono ancora 300mila euro e speriamo in un intervento di alcuni “business angels”.
Quali sono le parole tre chiave che vi caratterizzano?
Internazionalizzazione, ambizione, concretezza.
State portando avanti un processo inverso rispetto a quello che normalmente i social ci hanno abituati: cosa significa portare le persone dalla rete a incontrarsi nella vita reale?
Come ambito operativo rientriamo nel settore del cosiddetto “social travel”, che è il settore a cui fanno riferimento aziende molto famose come TripAdvisor, AirBnB e Foursquare, tanto per nominarne alcune. Ma l’aspetto social ormai si riconduce solo a commenti ed opinioni scritti su un sito, si è perso il vero aspetto sociale. Si viene confinati in un labirinto virtuale accessibile attraverso il web, i tablet e gli smartphone. Noi vogliamo proprio “estirpare” i turisti da questo labirinto virtuale, portandoli per mano ad incontrarsi tra loro, ad andar a fotografare insieme oppure a visitare una mostra o un museo. Vogliamo ricondurli anche alla mutua assistenza, che poi è quello che succede in ogni campeggio, in ogni viaggio organizzato: se uno ha uno snack in più, un maglione, un ombrello, un’aspirina: li si condivide tra gli altri, anche tra sconosciuti, che diventano subito nostri amici. Per questo motivo in PhotoSpotLand spingiamo gli utenti a fornire quante più informazioni possibili sui singoli spot registrati nella nostra piattaforma. L’applicazione mobile (pronta a fine maggio) accentuerà questo legame tra utenti e territorio. Stiamo addirittura creando una rete di ‘station spot’, dei luoghi fisici (hotel, B&B, agriturismi, negozi, ristoranti etc) dove i nostri utenti potranno trovare una serie di servizi (ricarica batterie, backup o stampa delle foto etc), in questo ci siamo ispirati alle ‘stazioni di posta’ del Grand Tour.
Sarà possibile creare in futuro degli eventi fotografici collettivi grazie a PhotoSpotLand? Potrebbe essere un’ipotesi fattibile?
Corretta visione, per questo noi tra gli spot annoveriamo anche gli eventi, ricorrenti e non. E per questo non appena sarà pronta l’applicazione mobile apriremo la sezione ‘planning’ sulla piattaforma, proprio per favorire le “migrazioni” in gruppo.
Oggi photospotland è una startup. Quali sono le strategie per farla crescere? Avete vinto dei bandi? Cercate dei finanziatori e dei soci?
Abbiamo piani e strategie ben precise che passano dall’aprire al più presto una sede a Londra o New York, le capitali del turismo della fotografia, ma sopratutto sedi dei centri media dei nostri clienti. Per far ciò, come ogni startup, abbiamo bisogno di crescere velocemente grazie a finanziamenti di business angels o venture capitalist. Al momento siamo più interessati ad interventi da parte di angels, perché il budget da completare è di 300mila euro, quindi abbastanza ridotto rispetto agli standard di varie startup.
Recentemente abbiamo vinto il bando “Creattivi” della Camera di Commercio di Monza e Brianza, che ci sta dando ampia visibilità: loro credono molto nella nostra startup e questo sta portando reciproci vantaggi, come il successo della presenza congiunta (con il supporto della Provincia di Monza Brianza) alla recente Bit di Milano. Quindi, se tra i lettori di MB News ci fossero potenziali investitori… beh, che si facciano avanti.
Il sogno è di avere una notorietà mondiale. Da cosa dipende la realizzazione di questa ambizione?
Dobbiamo operare con continuità da Londra o da New York e poi subito aprirci verso il mercato asiatico, che ormai è il bacino principale dove attingere turisti. Siamo italiani ma dobbiamo pensare in modo globale, per questo motivo la piattaforma è solo in inglese, e la tradurremo prima in cinese e giapponese, solo in un momento successivo in italiano.
Siete appena stati alla Bit, presenziando allo stand di Monza e Brianza. In quali prossimi appuntamenti si sentirà parlare di voi?
Probabilmente nel corso di alcuni eventi sulla piazza inglese ed americana. Molto dipenderà anche dagli investimenti che riusciremo ad attrarre. Da buoni imprenditori siamo abituati a far rendere ogni singolo euro che gli investitori ci affidano. Siamo arrivati a questo punto solo con 21mila euro (dei nostri primissimi investitori, più 20mila in servizi), beh… vi lascio immaginare dove potremmo arrivare in breve tempo con 300mila euro.
L’esperienza PhotoSpotLand è collegata in qualche modo ai Google Glass?
Siamo tra i pochi Google Glass Explorer al mondo, crediamo nel futuro del settore travel anche attraverso i cosiddetti dispositivi wearable: i Google Glass sono quanto di meglio ci sia al momento. Parliamo sempre di dispositivi prototipali non in commercio, ma comunque molto promettenti. Noi stiamo cercando di capir bene (anche da turisti) come utilizzarli in modo utile. Non ci interessa che sia di moda indossarli: devono essere utili. Di sicuro – in attesa arrivino sul mercato – svilupperemo per i Glass un compendio alla nostra applicazione mobile, ma con una maggiore attenzione verso le persone non vedenti (fotografi non vedenti) per le quali la nostra applicazione avrà già delle funzioni ma che i Google Glass aumenterebbero di utilità.