Intervista al papà di “Bea”: “Tre anni al pirata della strada, ma ho perso mia figlia”

Oggi il Tribunale di Milano ha condannato Gabardi El Habib, il pirata che ha travolto ed ucciso Beatrice Papetti il 10 luglio scorso a Gorgonzola. Strada modificata, suo padre commenta la condanna
Beatrice tornava a casa, in bicicletta. La strada buia, un’auto che arriva all’improvviso, non vede la sedicenne dai profondi occhi blu, non si ferma e “Bea Stay Strong” non c’è più. Oggi il Tribunale di Milano ha condannato Gabardi El Habib, il pirata che ha travolto ed ucciso Beatrice Papetti il 10 luglio scorso a Gorgonzola, a 3 anni e 4 mesi di reclusione col rito abbreviato e la sospensione della patente per altri 3 anni.
«Mi aspettavo di più – dichiara Nerio Papetti, il padre di Bea – in questa strada ora è tutto cambiato, sono comparsi semafori e attraversamento pedonale, intanto io ho perso mia figlia». Quella maledetta notte Beatrice rientrava da una passeggiata in paese con il cugino, ha attraversato la Strada Padana Superiore, la provinciale che la separava da casa, quando il Peugeot Ranch di Gabardi l’ha travolta ed uccisa, per poi svanire nel nulla. Solo dopo una settimana, il 39enne si è costituito affermando di avere avuto paura e di non aver visto la ragazza.
Oggi la sua condanna è stata decisa dopo una richiesta di 4 anni e 8 mesi da parte del Pubblico Ministero Laura Pedio, a cui il Gup ha risposto con 3 anni e 4 mesi, senza attenuanti generiche. Per Papetti nessuna condanna risarcisce la perdita «Non c’è nulla da commentare, certo mi aspettavo qualcosa di più – prosegue il padre, ancora distrutto dal dolore – ma da come è partito il difensore temevo il peggio. Diceva che la strada non era illuminata, che mia figlia non aveva i catarifrangenti sulla bicicletta, l’omissione di soccorso la giustificava con lo spavento. Insomma, meno male che c’erano i dati, i documenti».
Oggi, nella via dove la bella Bea ha trovato la morte, è tutto cambiato «Nel giro di 15 giorni hanno modificato tutto. Adesso c’è il limite di velocità, semafori, passaggio pedonale, guardrail – conclude Nerio – erano anni che i residenti chiedevano tutto ciò. Almeno non si faranno male altre persone, intanto però, io ho perso mia figlia».