Un Discorso del Re che non fa rimpiangere il film

7 marzo 2014 | 13:15
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Un Discorso del Re che non fa rimpiangere il film

Applausi a Luca Barbareschi per la messa in scena, come regista e come attore co protagonista, della versione teatrale, ovvero quella originale di David Seidler, del celebre “Discorso del Re”.

Applausi a Luca Barbareschi per la messa in scena, come regista e come attore co protagonista, della versione teatrale, ovvero quella originale di David Seidler, del celebre “Discorso del Re”.

L’opera ha debuttato giovedì 6 marzo al Manzoni e resta in scena fino a domenica 9 marzo. Il testo, riadattato nella versione cinematografica che alcuni anni fa fece incetta di Oscar con un ottimo Colin Firth, è molto interessante e lo spettacolo – anche se non leggerissimo e breve – non è mai pesante o banale. Barbareschi torna dunque sulle scene dopo Il Gattopardo con rinnovata energia e con il personaggio di Lionel Logue, un lototerapista australiano arrivato a Londra in cerca di fortuna a teatro (con scarsi risultati).

È lui a movimentare tutta la commedia con le sue parole, il suo eloquio veloce e brillante e le citazioni mai casuali di Shakespeare. Lui cambia e trasforma anche il modo di vedere il mondo esterno di Bertie, Duca di York e futuro Giorgio VI, che a lui si rivolgerà per curare la sua balbuzie. E proprio qui è la sorpresa per gli spettatori: la bravura di Filippo Dini, attore teatrale intenso che interpreta il ruolo di Bertie, fratello di David, il re che innamorato dell’americana Wally Simpson rinunciò al trono per amore. Portando poi – quasi inconsapevolmente – lo stesso Bertie a regnare nel periodo della seconda Guerra Mondiale. La regia utilizza scenografie pulite e d’atmosfera ed è interessante perché crea una successione ritmica perfetta tra la realtà e la finzione. Lo fa utilizzando inserti di filmati storici dell’epoca che sottolineano da una parte gli avvenimenti (ad esempio il funerale di Giorgio V) e dall’altra ancora una volta le persone, le parole, la politica delle parole (mostrando i discorsi di Hitler ).

Il tempo della commedia è apparentemente statico, ma a renderlo dinamico sono proprio le parole e il gioco della lezione del logopedista che su di esse si regge, nonché il dualismo tra i personaggi. Molto bello il personaggio di Bertie, interpretato senza sbavature, molto umano e intenso il suo dolore da balbuziente e da fratello bravo che ha subito la presenza di un fratello che apparentemente aveva tutto in eccesso rispetto a lui. Un dolore mitigato dalla presenza della moglie prima e dell’amico Lionel poi. Vi divertirete, se amate il tipico umorismo british, durante tutto lo spettacolo, a sentire i discorsi tra Lionel e Bertie, a guardare le loro posture ed espressioni. Insomma, a nostro parere, non rimpiangerete il film.