La corsa di Meb “il monzese” verso il traguardo della maratona di Boston

28 aprile 2014 | 05:26
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La corsa di Meb “il monzese” verso il traguardo della maratona di Boston

La storia di Mebrahtom Keflezighi, 39 anni, neo vincitore della gara a stella strisce. Quando aveva solo 11 anni arrivò in Brianza con i genitori e dieci fratelli.

Un filo sottile lega il neo campione della maratona di Boston a Monza. E’ obiettivamemte difficile trovare un legame fra Mebrahtom Keflezighi, 39 anni, l’uomo che lunedì ha percorso i 42 chilometri della gara a stelle strisce in poco più di due ore e il capoluogo brianzolo. Eppure, la sua corsa verso il traguardo finale è passata anche da qua. Era il 1986 quando arrivò in Italia dall’Eritrea assieme ai genitori e ad altri dieci fratelli. Scappavano dalla guerra e dalla fame. Profughi con la paura negli occhi.

Lui aveva solo 11 anni e nemmeno immaginava quale sarebbe stato il suo futuro. Tuttavia, a Monza andò a scuola, si fece molti amici e iniziò anche a fare sport. Ma non l’atletica, come potrebbe sembrare logico. No, Meb preferì il calcio. A Monza Meb si fermò solo un anno. Con l’aiuto della Croce Rossa, i genitori erano erano riusciti a ottenere velocemente un viaggio di sola andata per San Diego, negli Stati Uniti. Ma in quei dodici mesi di permanenza all’ombra del Duomo frequentò la terza elementare alla scuola Volta di via Volta, nel rione San Biagio.

Per facilitarne l’inserimento, venne aggregato a una classe di bambini più piccoli: lui 11 anni, il resto otto. La lingua rappresentava un problema, ma non più di tanto. Meb riuscì a farsi numerose amicizie e a conquistare anche la stima degli insegnanti. E ancora oggi, a distanza di anni, quei legami resistono. “Tra noi nacque velocemente una forte simpatia – ricorda Marta Menin, 35 anni, ex compagna di classe di Meb -. Veniva spesso a pranzo, facevamo i compiti insieme e poi andavamo al Parco di Monza a passeggiare e a giocare coi cavalli”. In tutti questi anni non sono mancati le mail e i messaggi di auguri, gli inviti e anche le rimpatriate con gli anziani maestri.

Anche alla Dominante si ricordano di lui. Mentre i suoi genitori erano riusciti a trovare un alloggio a Milano, in via Gluck, lui trovò ospitalità al centro Mamma Rita, istituto religioso che si occupa di minori svantaggiati. Così come accade ancora oggi, ai piccoli ospiti venivano proposte diverse attività extra scolastiche e Meb scelse il calcio. Così, due volte la settimana, La Dominante mandava un pulmino a prenderlo per portarlo al centro sportivo.

“All’inizio era impaurito – ricorda Mengo – e la lingua era ovviamente un problema, ma in poco tempo riuscì a fare gruppo con tutti”. Meb si allenava con regolarità e giocò anche un paio di incontri amichevoli. Ruolo: ala sinistra. E la soddisfazione dei monzesi per la vittoria di Meb è arrivata anche su Facebook, dove sulla pagina “Sei di Monza se” è stato inserito un post dal titolo più che eleoquente: “Un monzese ha vinto la maratona di Boston”.