Arianna, Francesca e Alessia: l’hockey brianzolo grazie a loro è in final four

Sono tre e sono agguerrite. I prossimi 7 e 8 giugno (mese del loro compleanno) proveranno a tenere alto l’onore della Brianza nella final four del campionato femminile di hockey su pista.
Sono tre e sono agguerrite. I prossimi 7 e 8 giugno (mese del loro compleanno) proveranno a tenere alto l’onore della Brianza nella final four del campionato femminile di hockey su pista. Vestiranno la maglia dell’UVP, compagine emiliana (è allo stesso tempo la prima società di Mirandola e il secondo club di Modena), ma giocheranno in prestito da sodalizi targati MB: l’Hockey Roller Club Monza e il CSA Hockey Agrate Brianza.
Per la precisione, Arianna Saiu è del CSA Agrate, Francesca Maniero è del Monza, mentre Alessia Villa è del CSA Agrate, però nel campionato maschile milita in prestito nel Monza. Nel campionato maschile perché nell’hockey su pista le donne hanno la possibilità di disputare, oltre al proprio campionato, anche quello del “sesso forte”. E così la 19enne Arianna disputa i tornei di Serie B e Under 20, la 15enne Francesca si scatena sia in Under 20 che in Under 17 che in Under 15 e la 13enne Alessia le fa compagnia in Under 15.
Non potendo attualmente la Brianza allestire una selezione autonoma per motivi numerici, le tre ragazze sono state affidate alle cure dell’allenatore dell’UVP, Massimo Barbieri. Nei due concentramenti di qualificazione relativi al Girone B, tenutisi a Lodi e a Pesaro, la formazione emiliana ha superato il CEM Pesaro per 11-1 e 8-0, mentre ha dovuto soccombere di fronte alla Pattinomania Matera per 7-3 e 13-1. La compagine lucana, assieme al Bassano e al Breganze, sarà ancora avversaria nella final four, in programma proprio a Breganze.
Ma come mai nella nostra provincia diverse ragazze (oltre alle tre citate ci sono le bambine che svolgono attività nelle Under 13 e 10 e nel MiniHockey) giocano a hockey su pista, uno sport considerato (da quasi tutti) prettamente maschile? Lo abbiamo chiesto alle “magnifiche tre”, facendoci raccontare il loro percorso sportivo e di vita in questo ambiente.
Abbiamo iniziato dall’agratese Arianna, che si appresta ad affrontare l’esame di maturità all’Istituto Professionale dei Servizi per l’Enogastronomia “Adriano Olivetti” di Monza. “Ho cominciato a giocare a hockey nel 2008 convinta da un mio compagno di classe che già lo praticava al CSA – ha spiegato il difensore gialloblù – Io già sapevo pattinare a rotelle, ma dopo aver provato l’hockey mi sono innamorata di questa disciplina. Prima giocavo a pallavolo, però sentivo il bisogno di uno sport con contatto fisico, che mi lasciasse alla fine dell’attività la sensazione di essermi sfogata. Quando sono entrata nel CSA l’unica femmina era Alessia Villa e io avevo da superare anche l’ostacolo della diffidenza dei maschi. Ce l’ho fatta perché l’ambiente è ottimo e ho imparato in fretta. Vi assicuro che dopo sei anni ho lo stesso entusiasmo che avevo all’inizio: l’hockey mi piace tantissimo e gioco ogni partita con la stessa voglia che avevo quando ho giocato la prima”. Anche le emozioni sono le stesse? “Di più: a Lodi, nell’attuale campionato femminile, ho tirato per la prima volta in vita mia un rigore e ho segnato; è stato un momento di emozione molto intensa”. Il tiro è il tuo punto debole? “No, anzi; il mio difetto è quello di tirare poco. Il mio pregio? Il senso della posizione”.
Che differenza c’è tra il giocare coi maschi e il giocare con le femmine? “Coi maschi è più utile, perché impari di più. È un gioco più veloce e più fisico”. In famiglia come è stata vissuta questa tua scelta sportiva? “All’inizio mia mamma non voleva perché pensava fosse uno sport violento e poi non vedeva bene neanche il fatto che io fossi l’unica femmina a giocare coi maschi. Poi ha capito che io avevo bisogno di sfogarmi di più con lo sport e si è abituata a questa situazione”. E gli amici? “Quando scoprono che sport pratico, inizialmente mi guardano straniti, ma poi s’incuriosiscono. Molte ragazze mi dicono che sono pazza, mentre i ragazzi esclamano ‘che figata!’. Comunque ho la fortuna che all’‘Olivetti’ durante le ore di educazione fisica capita di giocare a hockey senza pattini e con una pallina di plastica”. In partita ti sono capitati episodi di discriminazione sessuale? “Solo una volta in Under 17 da parte di un ragazzo di Novara: gli avevo portato via la pallina e mi aveva detto delle brutte cose…”. Mai avuto occasioni d’imbarazzo negli spogliatoi? “No. Quando non c’è la disponibilità di spogliatoi separati o io o i maschi ci laviamo e cambiamo dopo”. A Breganze come andrà? “Tornerò nel paese dove ho giocato in prestito per il femminile l’anno scorso: militavo per l’Amatori Breganze. Comunque sarà dura: non possiamo pensare di vincere, però le avversarie, in particolare il favorito Bassano, lo scudetto se lo dovranno sudare”. Ti piacerebbe che si creasse una squadra femminile in Brianza come successe negli anni ’80 col Teodolinda Monza? “Sì, purché io possa continuare a giocare anche coi maschi”. Cosa vuoi dire a una ragazzina interessata all’hockey? “Che è tutta una questione di testa: se si ha il timore del confronto coi maschi è meglio lasciar perdere. Altrimenti, con impegno e dedizione si può arrivare a giocare meglio di molti maschietti. Comunque l’hockey è uno sport divertente e permette a noi donne soddisfazioni maggiori rispetto ad altre discipline perché quando si vince lo si fa anche contro gli stereotipi”.
Non è molto diverso il carattere di Francesca, che sta terminando il primo anno di Liceo Scientifico nel Novarese, perché lei è di Galliate. Per tre volte alla settimana, in media, papà Alessandro la accompagna in Brianza. Una passione quella per l’hockey che ha contagiato un po’ tutta la famiglia, diventata biancorossoazzurra: il papà è dirigente, attualmente del Monza, mentre il fratello Giorgio gioca nel Monza, sia nella squadra di Serie B che nell’Under 20, oltre a essere in Nazionale Under 20. “All’età di 7 anni vedevo mio fratello giocare a hockey al palazzetto ‘Stefano Dal Lago’ di Novara e quello sport mi piaceva così tanto che ho voluto praticarlo anch’io abbandonando il nuoto – ha raccontato “Chicca” – Ho trascorso tre anni a imparare a pattinare bene, grazie a una brava insegnante di artistico che aiutava l’allenatore del MiniHockey del Novara. I primi campionati li ho disputati col Roller 3000 Novara (dove ero l’unica femmina), a gennaio 2013 sono stata tesserata dal Monza Brianza (scioltosi la scorsa estate, ndr) e ora sono del Monza. Gioco in difesa nell’Under 15 e in attacco nell’Under 17 e nell’Under 20. Complessivamente in questa stagione ho realizzato una quarantina di gol”.
Cos’è per te l’hockey? “È uno sport che mi è piaciuto subito per l’originalità e la velocità. Ormai fa parte della mia routine quotidiana, come andare a scuola. Due volte la settimana vengo accompagnata al PalaRovagnati di Biassono per gli allenamenti e ogni week-end gioco due o tre partite o a Biassono o in trasferta”. Il tuo pregio e il tuo difetto? “Rispettivamente il pattinaggio e il tiro”.
Che differenza c’è tra il giocare coi maschi e il giocare con le femmine? “Coi maschi è più divertente perché c’è più velocità e aggressività. Se mi hanno discriminata per il sesso? No. A Monza, poi, ho trovato Alessia Villa, cresciuta nel CSA Agrate, che mi ha aiutata a integrarmi nel gruppo dell’Under 15”. I tuoi genitori non hanno avuto niente da dire quando a 7 anni hai chiesto di poter giocare a hockey? “No, ma conosco diverse ragazze che, arrivate a una certa età, purtroppo hanno dovuto smettere perché i genitori erano contrari alla promiscuità di sessi”. E i tuoi amici come reagiscono quando scoprono che sport pratichi? “Molti rimangono sorpresi perché effettivamente è uno sport più adatto ai maschi. In prevalenza, per i ragazzi diventi un idolo, una tosta, mentre le ragazze ti guardano con diffidenza”.
Sei pronta per la final four del 7 e 8 giugno? “Per me il campionato femminile non è una novità: la scorsa stagione l’ho disputato con l’Amatori Breganze, mentre la Coppa Italia con la CRESH Eboli. Se devo essere sincera, mi diverto meno che a giocare coi maschi. Però è bello che ci si ritrovi tra tutte le hockeyste d’Italia perché siamo poche (50 tesserate più 43 non agoniste, ndr) e così ci facciamo forza a vicenda! A Breganze sarà difficile per noi dell’UVP arrivare tra le prime tre squadre, ma la speranza non manca. La favorita è il Bassano, che è campione in carica”. Ti piacerebbe che esistesse la squadra femminile del Monza? “Sarebbe bello. Lancio un appello ai genitori, in particolare a quelli che hanno figlie che praticano il pattinaggio artistico: fate provare l’hockey su pista!”.
Chi ha un genitore che ha giocato a hockey è l’agratese Alessia: suo papà Lorenzo è ora l’allenatore della prima squadra del CSA Agrate, dove milita suo fratello Riccardo, pilastro anche dell’Under 20. “Ho iniziato a giocare a hockey a 6 anni al CSA Agrate – ha esordito la “figlia d’arte”, prossima a concludere il secondo anno di scuola secondaria di primo grado – Per due stagioni sono stata in prestito al Monza Brianza e quest’anno al Monza. È uno sport che mi piace sempre di più perché unisce il pattinaggio, disciplina che ho praticato prima dell’hockey, al contatto fisico. E poi faccio parte di una squadra, dove si stringono amicizie. Non ho mai avuto problemi a giocare coi maschi e non ho paura di farmi male perché si gioca protetti da casco, guanti, ginocchiere e parastinchi”. In che ruolo giochi? “Sono difensore. Il mio punto di forza è il pattinaggio, quello debole il tiro. Infatti quest’anno non ho mai segnato, però l’anno scorso in Under 13 ho realizzato un gol importante a Lodi. Chissà che ci riesca con la maglia dell’UVP a Breganze… Non vedo l’ora di giocare!”.
Ti piacerebbe che si creasse una squadra femminile in Brianza? “Sì, ma è difficile perché le ragazze non scelgono l’hockey perché hanno paura di farsi male. A loro dico che in sette anni non mi sono mai infortunata”.
Insomma, non si può dire che le tre hockeyste che rappresenteranno il nostro territorio alla final four del campionato nazionale non abbiano mostrato di avere un carattere forte. Dietro a loro altre bambine hanno iniziato a pattinare rincorrendo una pallina con un bastone: la più grande è l’11enne Gea Papa, in forza all’Under 13 del CSA Agrate in prestito dal Monza. E intanto poco più di un mese fa a Matera una donna (Mariateresa Mele, di 22 anni) ha giocato per la prima volta nel massimo campionato italiano maschile. Tre anni fa c’era stata la prima volta in Serie A2: a Castiglione della Pescaia con Margherita Santini. È il “rosa” che avanza…