Varedo, case a rischio per la piena del Seveso #Fotogallery

31 luglio 2014 | 10:39
Share0
Varedo, case a rischio per la piena del Seveso #Fotogallery

Dopo le piogge e le esondazioni, il livello dell’acqua si abbassa. Ma anziché tirare un sospiro di sollievo, si teme per l’erosione delle fondamenta di muri e case: a parlare, due varedesi.

Il Seveso, stavolta nel tratto di Varedo, continua a far preoccupare. A lanciare l’allarme è Francesco Marzorati, che abita lungo il corso del torrente: «Ad essere a rischio sono anche le case costruite dai nostri nonni con tanta fatica e sacrifici».

Le violenti piene del Seveso infatti hanno scavato nel letto del fiume, arrivando a minare le fondamenta delle mura di protezione e delle case. E facendo emergere, secondo Marzorati, resti di una precedente pavimentazione: «Al ritiro delle acque ho notato dal ponte in via Umberto I che un largo tratto del fondale è caratterizzato da una struttura precisa. Si tratta di massi squadrati posizionati perpendicolarmente alla corrente, in file distanti circa 2 metri l’una dall’altra, con un ciottolato omogeneo di sassi più piccoli a colmare gli spazi intermedi. Secondo me – ipotizza – potrebbero risalire all’età fascista, se non addirittura romana». Una congettura vaga: sarebbe interessante ascoltare in proposito il parere di un esperto.

Ma non è la (presunta) archeologia a preoccupare. Il fondale varedese, infatti, risulta gravemente eroso, mentre i detriti sono stati trasportati dalla corrente nel tratto tra Palazzolo Milanese e Paderno Dugnano, creando depositi di sabbia e sassi e innalzando il letto del fiume: un rischio in più per le possibili esondazioni. «In passato la mia famiglia aveva già segnalato la situazione al Comune – ci fa sapere il 26enne Marzorati -, e a  novembre 2013 il vicesindaco aveva fatto un sopralluogo. Ma con quest’ultima piena (quella della notte tra il 7 e l’8 luglio, ndr) la situazione si è notevolmente aggravata: nel tratto vicino a dove abito il letto del fiume si è abbassato di 60/70 cm, facendo emergere parte delle fondamenta della mia casa». Si chiede un intervento rapido ed efficace: «Negli ultimi anni ci sono stati seri casi di smottamenti di mura di protezione, terreni e cinte a causa dell’erosione del torrente sotto le fondamenta delle costruzioni che ne fanno da argine – ricorda il ragazzo -. Ora si rischia di arrivare a un punto di non ritorno». «Bisogna riportare i detriti del fondale a Varedo, e bloccare l’erosione con dei blocchi di pietra, come si fa per i torrenti di montagna – interviene il padre Felice, che sul problema ha presentato martedì mattina (29 luglio, ndr) in Comune una documentazione approfondita, preparata assieme al figlio -. Stiamo contattando non solo l’amministrazione di Varedo, ma anche la Provincia, la Regione e il Comitato Italia Sicura».

«In passato ci hanno promesso interventi strutturali – concludono -, ma non se ne è mai fatto nulla: la speranza è che ora si utilizzino i fondi concessi dalla Provincia, dalla Regione e dallo Stato per la recente esondazione. Dopotutto, in situazioni di criticità la prevenzione dovrebbe essere il primo obiettivo».

L’amministrazione varedese ha risposto con un comunicato stampa questa mattina (giovedì 31 luglio, ndr). «La documentazione fotografica realizzata il 17 luglio e allegata alla richiesta di finanziamento inoltrata a Regione Lombardia per la manutenzione delle essenze arboree ad alto fusto presenti sulle sponde naturali – ha dichiarato -, non ha evidenziato erosioni dell’alveo alla base delle fondazioni delle abitazioni che si trovano sulla sponda destra, immediatamente a sud del ponte su via Umberto I». Il Comune inoltre non ha la competenza per intervenire nell’alveo del Seveso, se non dietro autorizzazione dell’ente regionale di riferimento: «per questo – conclude l’amministrazione – la segnalazione, ricevuta solo in data 29 luglio dagli organi tecnici, verrà inoltrata al competente servizio regionale per ulteriori riscontri finalizzati ad accertare la sussistenza di pericolo per l’incolumità pubblica e le proprietà private limitrofe e programmare gli eventuali necessari interventi di consolidamento dell’alveo del corso d’acqua».

Tutte le foto dell’articolo sono state gentilmente concesse da Francesco Marzorati