Intervista al grande Pasquale Pistorio: “Coltiveremo il deserto per eliminare la fame”

4 agosto 2014 | 08:27
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Intervista al grande Pasquale Pistorio: “Coltiveremo il deserto per eliminare la fame”

Ha sempre avuto nel dna il gene della responsabilità sociale. Se si parla di Pasquale Pistorio (ecco chi è) si pensa subito alla STMicroelectronics, ma oggi anche alla Fondazione Pistorio.

Ha sempre avuto nel dna il gene della responsabilità sociale. Se si parla di Pasquale Pistorio (ecco  chi è) si pensa subito alla STMicroelectronics, ma oggi anche alla Fondazione Pistorio.

Una fondazione nata per un gesto d’amore. Non è retorica, se si pensa che il capitale è derivato da una parte della sua liquidazione personale quando ha deciso di andare in pensione. Della STMicroelectronics nè è stato il fondatore, lo ricorda con orgoglio sempre, anche nell’intervista che abbiamo realizzato. Ma con altrettanta fierezza parla dei progetti che la sua fondazione sta portando avanti in Burkina FasoThailandiaCambogia,  Marocco.

In Italia la onlus ha sede a Vimercate e i rapporti con il territorio e le aziende sono gestiti dalla dottoressa Margaret Dragone.

Fondazione pistorio  (4)Quando è nata l’idea di creare questa fondazione? 

Nell’aprile 2005 abbiamo inaugurato le attività, ma l’idea risale ai tempi della STMicroelectronics. Mentre costruivamo una multinazionale da milioni di dollari ci chiedevamo che tipo di società stavamo facendo. E non abbiamo potuto sottrarci dalle nostre responsabilità creando la Fondazione della St, che oggi esiste ancora.

Quando sono andato in pensione ha sentito molto forte l’esigenza di continuare a fare qualcosa per gli altri, e in particolar modo per quelli meno fortunati. Nel 2005 a Ginevra, dove allora vivevo, abbiamo iniziato l’attività.

In che cosa vi distinguete dalle altre associazioni onlus? 

La nostra differenza sono i numeri: la nostra fondazione non ha praticamente costi che vanno nella struttura. Spendiamo solo il 3% dei fondi per far funzionare il progetto e tutto il resto va a chi ne ha bisogno. Le assicuro che altre Onlus, ben più note della nostra, arrivano ad avere costi per il 50% e ciò significa che se si donano 100 euro, solo la metà vanno in aiuto. Non solo, la nostra Fondazione si basa sul principio della totale indipendenza politica, tanto che lavoriamo bene sia nei paesi musulmani sia di altre religioni. Poi, operiamo sempre e solo in accordo con le autorità locali affinchè chi frequenta le nostre scuole abbia dei diplomi riconosciuti dallo Stato in cui vive e grazie a quelli possa trovare lavoro. Infine il nostro è un approccio olistico: siamo disposti ad intervenire in determinate aree solo per un determinato periodo di tempo, in genere quello necessario per lo sviluppo di un progetto che poi deve avere le gambe per camminare da solo.

Fondazione pistorio  (4)Di cosa si occupa esattamente la Fondazione Pistorio?

La risposta la può trovare sul nostro sito, ovvero: La Fondazione Pistorio ha la missione di migliorare le condizioni di vita dei bambini nei paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione all’istruzione, mettendo a disposizione dei bambini meno fortunati borse di studio a lungo termine, a copertura della scolarizzazione dalla scuola primaria fino alla scuola professionale, e costruendo e migliorando le infrastrutture scolastiche. Ci assicuriamo che ogni bambino di cui ci prendiamo cura abbia una corretta nutrizione e cure mediche di base. Affrontiamo i temi dello sviluppo sostenibile delle donne e di tutta comunità attraverso l’agricoltura e altre opportunità di generazione di reddito. Realizzando la nostra missione, desideriamo diffondere la consapevolezza riguardo alle condizioni di vita dei bambini nel mondo e promuovere valori di solidarietà, collaborazione, giustizia e volontariato.”

E come vanno i vostri progetti?

Fondazione pistorio  (2)Dipende dai paesi. In Asia apprendono molto velocemente: la popolazione ha voglia di crescere e di conquistare modernità. In altre non è la stessa cosa, come in Africa. Nel Burkina Faso abbiamo incontrato delle resistenze culturali. Resistenze forti, privilegi che non voglio essere messi da parte anche se sul piatto della bilancia c’è una qualità della vita migliore per tutti.

Il suo sogno? 

Ne ho tanti, perchè soffro nel vedere la follia del mondo: non parla, non si parla mai, vede, dei 30 milioni di persone che muoiono di fame. E allora mi piacerebbe, per esempio in Africa realizzare interi campi con serre a pannelli solari. Si creano dei micro climi adatti a quei luoghi dove c’è scarsità e così si può fare agricoltura. Pensi che sarebbe una soluzione intelligente anche per l’Italia, dove “import” di frutta e verdura supera ancora paradossalmente “export”. Per ora vorrei coltivare il deserto per eliminare la fame del mondo. Ma è difficile farsi ascoltare, quando ci sono certi interessi in gioco. Io, però, vado avanti lo stesso a raccontare i miei sogni…