“Rivoluzione” Parco, Reggia e Autodromo contro le cariatidi dell’immobilismo

4 agosto 2014 | 10:05
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“Rivoluzione” Parco, Reggia e Autodromo contro le cariatidi dell’immobilismo

Caro Direttore, ti sottopongo qualche non breve riflessione, ma il blando ritmo di inizio estate forse ti consentirà di leggerle fino in fondo: l’argomento lo merita.

Caro Direttore, ti sottopongo qualche non breve riflessione, ma il blando ritmo di inizio estate forse ti consentirà di leggerle fino in fondo: l’argomento lo merita.
La situazione generale dell’Italia la conosciamo tutti; non solo perchè la viviamo quotidianamente, ma anche anche perchè giornalisti, registi e benpensanti ce ne descrivono manieristicamente storture, inefficienze e vergogne.
Lungi da questi commentatori proporre o propugnare una soluzione; il loro motto lo senti ovunque: “è ora che qualcuno faccia qualcosa”.
Qualcun altro, però, sia mai…

Anche a livello locale, mi riferisco a Monza e Brianza, non ci si discosta molto, se ci si ferma ad uno sguardo superficiale…
Sì, superficiale, perchè questa città, ancora una volta, si muove per prima, controcorrente, in Italia; pochi se ne sono accorti, ma credo sia così.

Prendiamo l’esempio della Reggia Reale: sin da tempi immemori, tutti a lamentarsi della miserevole condizione in cui versava, senza decenza, senza scopo, senza valorizzazione; “bisognerebbe fare qualcosa”, appunto.
Ora, dopo decenni di abbandono, alcune decisioni coraggiose ed anticonformiste hanno portato ad una rivoluzione concreta, ma anche di mentalità: investimenti (privati!) milionari per il restauro, un progetto lungimirante, concreto, tanto lavoro e poche chiacchiere.
So che l’hai visitata e non puoi non esser rimasto colpito dal cambiamento in sé (un gioiello di cui tornare ad essere orgogliosi e grati per le prossime generazioni) ma anche dall’entusiasmo e dalla voglia di fare che sprigiona questa iniziativa, fuori dall’immobilismo e dalla rassegnazione.
Ovviamente, non sono mancati i demagoghi, o meglio “demaNOghi“, che hanno tentato di impedire questa rinascita: ricorderai, ad esempio, che hanno pubblicato la foto di una ringhiera in un locale di servizio, urlando allo scandalo e tentando di bloccare i lavori che, invece, riportavano alla vita un monumento di incalcolabile valore.
Ma anche il Parco Reale, da qualche anno, sta vivendo una rinascita sorprendente: come me, anche tu vivi quotidianamente il nostro polmone verde e non puoi non aver notato il moltiplicarsi di avventori (sportivi, famiglie, turisti, ragazzi ed anziani), la pulizia e la cura, il rinnovamento delle strutture (trenini, segnaletica, percorsi sportivi ecc), le mostre che hanno attirato migliaia e migliaia di persone, l’estensione dell’orario di apertura.
Anche in questo caso non potevano mancare i paladini del NO, quelli che urlano forte per coprire un’esistenza insulsa, pronti a criticare -udite udite- persino la “Pedalata coi lupi”, che ha portato migliaia di persona a scorrazzare in bicicletta (hai letto bene: bicicletta) nel Parco, di notte.
Per fortuna, o saggezza, degli Amministratori, quei “comitati”, che urlano tanto più forte quanto meno sono rappresentativi, sono stati ignorati.
È solo così che l’Italia può ripartire: concretezza, impegno, progetti ed il coraggio di raggiungerli, guardando e passando oltre le cariatidi dell’immobilismo.
Ma l’esempio più entusiasmante che questa Monza controcorrente può proporre all’Italia è il più recente: la vicenda dell’Autodromo.
Tutti i professionisti del “bisognerebbe fare qualcosa” schierati al capezzale, in attesa della certa estinzione del nostro fiore all’occhiello; pronti alla critica alla cricca responsabile del dissesto, ma anche nei confronti di chi poteva fare qualcosa e non l’ha fatto; ovviamente gli altri, mai noi stessi.
Leggevo addirittura su un settimanale locale che “mentre a Roma si discute, a Sagunto l’Autodromo muore, senza che nessuno faccia nulla”.
L’abitudine alla rassegnazione ed all’immobilismo avevano distratto l’autore da un nuovo e dirompente esempio di impegno concreto, che aveva già preso forma proprio intorno a lui: attraverso un disegno complesso, ma ben gestito, Andrea Dell’Orto, giovane Presidente degli Industriali monzesi, passava dalle chiacchiere ai fatti,sconfiggendo lo status quo, non senza assumersi grandi rischi; sarà lui il nuovo Presidente di Sias, società che gestisce il circuito.

“L’immobilismo non ci appartiene” il suo coraggioso motto.
Così come non apparteneva a quegli imprenditori che un secolo fa, per primi in Italia, si unirono per creare una associazione territoriale, antesignana di Confindustria, né mancò a chi volle creare uno dei primi circuiti al mondo, da allora all’avanguardia nella sicurezza e nella tecnologia motoristica.
Certo, ora viene il difficile, sia per la Reggia, che per l’Autodromo, ma già evolvere dalla critica all’azione è un’inaspettata rivoluzione; Monza, ancora una volta, ha dato prova di essere coraggiosa ed intraprendente.
Cicisbei pronti a criticare e demaNOghi a frenare, continueranno purtroppo ad essercene e parassitare; ma la rassegnazione, almeno qui a Monza, mi sembra abbia fallito: buon lavoro a chi sceglie di impegnarsi per una res publica migliore.
Mi auguro che anche i commentatori, troppo a lungo abituati ad osservare panorami desolanti, siano pronti a cogliere e valorizzare piccole e grandi inversioni di rotta, bisognose di supporto e degne del nostro plauso.

Lettera Firmata.

Caro Lettore,

quello che lei dice è sacrosanto, è avvenuta una piccola grande rivoluzione ma nonostante le proteste abbiano per me sbagliato in alcuni casi persino i temi (anche  l’ultima sentenza del Tar lo dice), riconosco un valore importante alle voci fuori dal coro che possono permettere di valutare altri punti di vista, altre soluzioni. Certo non devono essere, come invece, spesso lo sono state, voci che urlano solo “no” o “non si può fare”.
Prenda per esempio la questione del transito delle auto in viale Cavriga, quello che atraverso il Parco. Una questione che a me sta molto a cuore, perchè trovo sempre stridente il passaggio delle auto nel nostro polmone verde. Ma se lo chiudessimo, ci sarebbe la paralisi del traffico. Eppure alcuni movimenti e comitati ne vorrebbero la chiusura al traffico motorizzato.

Se ciò non è ancora realizzabile per mole di auto che vi transita, ecco la mia proposta: creare una pista ciclabile protetta ai lati di viale Cavriga per invogliare, soprattutto nel buoi dell’inverno, i ciclisti a frequentarlo e anche dei ponticelli ciclopedonali di attraversamento del viale, in almeno due punti. Non avremo tolto le auto, ma di sicuro avremo messo più in sicurezza i ciclisti.

Piccole rivoluzioni, che possono generare grandi cambiamenti e innalzare la qualità della vita di ognuno di noi.

Matteo Speziali