Tagli e accorpamenti, la lunga estate calda della Camera di commercio

Il Ddl approvato lo scorso luglio introduce un taglio al diritto d’iscrizione e la riorganizzazione territoriale del sistema camerale. In Regione Lombardia aperto un tavolo di confronto. Che fine farà la Camera di Monza?
Cambia la Provincia, ma cambierà anche la Camera di commercio. Esattamente come sta accadendo a palazzo Grossi, anche gli uffici di piazza Cambiaghi stanno vivendo un’estate sospesa fra Disegni di legge, tagli e accorpamenti. Sotto i riflettori (o sotto accusa) e finito il Ddl, approvato lo scorso 10 luglio, che prevede l’abolizione del contributo delle imprese nei confronti delle Camere di commercio, più la riorganizzazione del sistema camerale attraverso processi di fusione fra enti che mette in forse la permanenza della Camera a Monza e in Brianza. L’obiettivo del Ddl dovrebbe essere la razzionalizzazione degli sprechi e l’eliminazione delle sacche di inneficenza.
Le Camere dovrebbero passare dalle attuali 105 a non più di 60 e in Piemonte sono già passate da otto a tre, mentre in Lombardia il Pirellone ha convocato un tavolo per discutere la situazione e arrivare entro metà settembre con un piano operativo da sottoporre a Roma. “Mi preme sottolineare – ha detto l’assessore al Commercio di Regione Lombardia, Mauro Parolini – che non si tratta di salvare lo ‘status quo’, perché, sono d’accordo, molto può essere cambiato e migliorato, ma occorre riflettere e fare una netta distinzione tra ciò che non funziona e va eliminato e ciò che funziona e va mantenuto”. Insomma, bisogna stare attenti a non buttare via il bambino con l’acqua sporca e i vertici della Camera monzese hanno già iniziato a lavorare per evitare l’accorpamento con Milano.
“I tempi sono stretti – ha commentato Renato Mattioni, direttore di piazza Cambiaghi -. Entro la fine dell’anno dovremo avere trovato un punto d’incontro”. La posizione di Monza è incerta, ma comunque tale da non destare grande preoccupazione. Se per definire l’accorpamento dovesse passare il criterio delle aziende attive sul territorio, cosa più che probabile, non dovrebbero esserci problemi. Altrimenti, bisognerà dare fondo alla dipolmazione per evitare l’assorbimento. “Dal tavolo – ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive, Mario Melazzini – è emersa ancora una volta l’intraprendenza e la forza del sistema camerale lombardo. Il Sistema può e deve essere riformato in profondità – sostiene Melazzini – e a tale percorso Regione Lombardia intende partecipare attivamente e con progettualità migliorative”.
Ma a suscitare maggiori perplessità non è la riorganizzazione, bensì il taglio al diritto d’iscrizione, che secondo i conti della Camera veneta rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang diretto contro le imprese, quando invece dovrebbe rappresentare un vantaggio. I nuneri dicono che per il 2015 è prevista la riduzione del 35% del diritto annuo versato dalle imprese alle Camere di commercio: tale quota salirà al 40% nel 2016 e al 50% nel 2017. Il risparmio medio per singola impresa previsto è di 5,2 euro al mese a fronte però di 400 milioni di investimenti in meno per l’economia dei territori sulle voci export, credito, turismo, innovazione, formazione.
“Per Monza e Brianza – spiegano dalla Camera di commercio -, la riduzione delle entrate dovute al ridimensionamento del diritto annuo (nell’ipotesi di una riduzione del 50%) andrebbe a impattare sul territorio per circa 30 milioni di euro”. Per cercare di ridurre al minimo i tagli sugli interventi a favore delle imprese, la Camera di commercio di Monza e Brianza ridurrà le spese di funzionamento e del personale, spese che per altro già incidono relativamente sul bilancio (intorno al 30-35%).