Morte dell’alpinista brugherese, commozione al funerale

3 settembre 2014 | 15:10
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Morte dell’alpinista brugherese, commozione al funerale

Grande commozione ieri pomeriggio a Brugherio per i funerali di Mauro Mandelli, 46 anni, alpinista scomparso sul Disgrazia domenica scorsa insieme ai tre amici brianzoli Peruffo, Ravanelli e Gritti.

«Oggi la disperazione della caduta verso il basso deve cedere il posto alla speranza di chi sa di aver raggiunto vette molto più alte delle montagne terrene». Con queste parole don Vittorino, parroco di Brugherio, ha dato ieri conforto alla famiglia e agli amici di Mauro Mandelli, l’alpinista operaio di 46 anni deceduto in cordata insieme a Beppe Gritti, Giuseppe Ravanelli e Alberto Peruffo domenica scorsa sul Digrazia. Una tragedia immane quella che ha colpito i quattro amici, tutti i brianzoli (di Mezzago, Monza e Veduggio gli altri), partiti con il Cai di Sulbiate per prepararsi ad una futura ascensione del Monte Bianco che ormai non ci sarà più. Mandelli, che lavorava come operaio alla Magniplast di Brugherio, amava la montagna e i viaggi e soltanto un mese fa era stato sul Kilimangiaro. «Eri unico, pieno di vita ed entusiasmo e ogni volta che si organizzava qualcosa, anche non in montagna, tu c’eri». Così lo ha ricordato una delle sue amiche del Cai di Brugherio, sezione alla quale l’alpinista era iscritto da cinque anni. «Il Cai è una grande famiglia – ha detto sull’altare Vincenzo Torti vicepresidente nazionale del Cai presente al funerale – per questo sono vicino alla famiglia di Mauro, alla sorella Laura, alla mamma Isidora e alla findanzata Monica e quando tornerò sul Monte Bianco porterò lui e i suoi amici nel mio cuore come degli angeli delle montagne». Alla cerimonia hanno partecipato anche la fidanzata di Mauro, Monica, che ha parlato del loro amore unico e grande e poi Gianna, l’amica che quella mattina ha deciso di non affrontare la salita sul Disgrazia e che si è salvata. Distrutta dal dolore la donna come lo stesso Alessandro Campi, fisioterapista milanese che ha tentato di soccorrere per primo i quattro alpinisti ma non ce l’ha fatta.

«Stavo camminando nella nebbia quando ad un tratto ho sentito una voce: Aiutami mio Dio, aiuto. Improvvisamente la nebbia si è alzata e mi è apparsa la scena tremenda dei quattro alpinisti in cordata precipitati. In tre erano già morti poi c’era uno, Giuseppe Gritti, il capocordata ancora vivo. Ho chiamato i soccorsi ma il cellulare non prendeva, allora l’ho ricomposto come potevo e l’ho tranquillizzato dicendo che sarei corso a chiedere aiuto al rifugio. Sono arrivato lì dopo 40 minuti, ma quando l’elicottero dopo dieci minuti si è alzato in volo era tardi…era troppo tardi. Se il telefonino avesse funzionato forse si sarebbe salvato….», ci ha detto davanti alla chiesa. Ma a questo punto non importa e per sedare anche eventuali polemiche ha risuonato tra le lacrime di tutti i presenti la preghiera in musica Signore delle Cime che Mauro Mandelli e gli altri amavano.

Immagine, archivio MB News “Montagna”