Seveso: per i profughi accoglienza e attività di volontariato

La risposta del comune di Seveso all’emergenza profughi passa per accoglienza, assistenza e volontariato per favorire l’integrazione nella comunità.
Ospitalità, assistenza e volontariato. Sembra essere questa la via sevesina alle complesse problematiche legate all’assistenza dei profughi. In città hanno trovato ospitalità presso Casa Betania una 10ina di uomini di origine bengalese: «Casa Betania, che si è offerta per intervenire sulla questione dell’alloggio, è un’ottima soluzione – spiega il sindaco Paolo Butti -: non fa solo accoglienza, ma aiuta l’inserimento all’interno di una comunità e insegna le regole. Non tutto è dovuto, o gratis».
L’integrazione infatti passa anche per delle attività di volontariato che i migranti potranno svolgere in sostengo alla città: «Si tratta di piccole mansioni di manutenzione del territorio – chiarisce il vicesindaco e assessore ai Servizi sociali Giusy Cilia -: cura del verde pubblico o imbiancatura».
Così il 4 settembre i nuovi arrivati hanno aiutato nella rastrellatura dei giardini delle scuole Rodari e Munari, e venerdì 5 hanno contribuito a svolgere il trasloco di un’aula nella scuola di via Adua: «Non vengono lasciati a se stessi – sottolinea Cilia -: tutte le mansioni vengono svolte insieme ai dipendenti dei lavori pubblici».
Arrivo e accoglienza dei profughi sono gestiti assieme al Consorzio comunità Brianza, che lavora su tutta la provincia in piccole strutture che permettono di suddividere il “peso” degli arrivi in modo da non sovraccaricare i comuni: «La prefettura di Monza e Brianza ha evitato, con questa modalità, che l’ente locale i trovasse sommerso di lavoro – precisa sempre Cilia -: a noi resta il controllo territoriale, del resto si occupa il Consorzio».
Ma come gestire l’arrivo dei migranti? «Abbiamo attivato un progetto della durata di sei mesi – spiega il coordinatore Massimiliano Giacomella -, un periodo di tempo che serve a coprire la tempistica necessaria al riconoscimento dello status di asilante. Nei primi due mesi ci si occupa di svolgere i controlli sanitari e la compilazione dei documenti. Si passa poi a fornire ai profughi una conoscenza basilare della lingua italiana e del territorio, per finire con l’inserimento nella comunità, la ricerca di un’occupazione e di alloggi in autonomia, con affitto a canone di mercato coperto dal Consorzio».
In un momento di crisi economica, però, è facile immaginare che molti abbiano protestato: c’è chi ha perso il lavoro e ha una famiglia da mantenere… «È chiaro che le proteste ci siano – risponde il sindaco -, anche se spesso sono mosse da ideologia o semplicemente poca conoscenza del problema. D’altra parte, se è vero che potevamo almeno per il momento sottrarci, è anche vero che il prefetto potrebbe decidere di imporre ai paesi della provincia di trovare alloggio e assistenza ai profughi. La maturità di un paese si vede anche da questo: noi non vogliamo “dare a prescindere”, anche perché sarebbe in primo luogo lesivo della dignità dell’altro». Da qui l’idea del volontariato, nella convinzione che i profughi possano essere non un peso, ma una risorsa.