Monza: all’Urban Center il convegno nazionale RI-ABI(li )TARE

26 novembre 2014 | 11:41
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Monza: all’Urban Center il convegno nazionale RI-ABI(li )TARE

RI-ABI(li )TARE – L’affido familiare per persone con disturbi psichici è il nome del convegno che si terrà all’Urban Center di Monza giovedì 27 novembre e venerdì 28 novembre.

RI-ABI(li )TARE – L’affido familiare per persone con disturbi psichici è il nome del convegno che si terrà all’Urban Center in via Turati 6 a Monza nel pomeriggio di giovedì 27 novembre e venerdì 28 novembre tutta la giornata.

In questo convegno, di carattere nazionale, saranno presentate le esperienze di affido familiare per persone adulte con disturbi psichici realizzate, in particolare, in Italia.

Il convegno è promosso da due equipe lombarde rispettivamente il progetto “So-stare con voi, della Cooperativa Novo Millennio, in partnership con ASVAP, AO San Gerardo di Monza, e AO di Vimercate e Desio e il progetto “La Casa Abitata” promosso della Cooperativa Aeper in collaborazione con le tre A.O. della Provincia di Bergamo: A.O Papa Giovanni XXIII di Bergamo, A.O. Bolognini Seriate, A.O. Treviglio-Caravaggio.

Un primo elemento che accomuna i due progetti di affido è appunto la partnership del privato sociale con Aziende Ospedaliere e con il mondo dell’associazionismo; tale partnership è caratterizzata non da un mero rapporto formale, ma da una fattiva collaborazione tra gli enti coinvolti. Il progetto di Bergamo oltre alla collaborazione con le diverse Aziende Ospedaliere del territorio si avvale anche della collaborazione con la Fondazione Vismara.

Il progetto di Monza collabora anch’esso con le aziende ospedaliere territoriali e ha da sempre mantenuto un costante rapporto con l’associazionismo sia nella fase ideativa che nella realizzazione dell’intervento. Le equipe di entrambi i progetti sono pertanto formate da operatori sia del servizio pubblico sia del privato sociale e riteniamo che questa caratteristica sia da considerare uno dei punti di forza.

Gli obiettivi dei progetti sono rivolti sia alla cittadinanza che ai pazienti:
– la sensibilizzazione della cittadinanza in merito ai temi inerenti la salute mentale attraverso la pubblicizzazione dell’esperienza di affido sul territorio;
– il miglioramento della qualità di vita dei beneficiari da un punto di vista relazionale, emotivo e
dei cambiamenti concreti, che vengono perseguiti attraverso la realizzazione dei percorsi di affido e che sono individuali e specifici di ogni percorso;
– la lotta allo stigma mediante una serie di interventi di sensibilizzazione sul territorio ma anche attraverso gli stessi percorsi di affido che a nostro avviso devono essere considerate concrete azioni in tale direzione; infatti le testimonianze delle famiglie affidatarie sono da considerarsi particolarmente significative ed efficaci in quanto sono esempi di possibilità relazionali tra “normalità” e “patologia”
– abbiamo inoltre rilevato che alcuni percorsi di affido hanno rappresentato anche una nuova forma di abitare.

La metodologia con cui entrambi i progetti realizzano i percorsi di affido prende avvio dalla segnalazione da parte dei servizi territoriali psichiatrici di riferimento dei pazienti, possibili beneficiari, all’equipe affidi che effettua una prima valutazione in merito alla possibile attivazione di un percorso, tenendo conto delle esigenze segnalate e delle risorse disponibili.

L’equipe affidi avvia quindi una conoscenza più approfondita del paziente per definire le modalità di abbinamento con la famiglia individuata. In base a tali valutazioni viene poi scelta l’opzione dell’affido totale o diurno e si procede successivamente con la definizione di obiettivi relativi al singolo percorso. Gli operatori dei progetti effettuano inoltre verifiche in itinere con la famiglia e il beneficiario in merito all’andamento del percorso e garantiscono anche un supporto educativo costante e adeguato agli obiettivi. La famiglia percepisce un rimborso economico mensile proporzionato all’impegno previsto dal progetto e partecipa alle riunioni del gruppo famiglie affidatarie con cadenza periodica. L’equipe di Monza e quella di Bergamo utilizzano scale di valutazione in apertura e chiusura dei percorsi.

FINANZIAMENTI
Per quanto riguarda i finanziamenti a sostegno dei progetti possiamo segnalare che Bergamo è stata sostenuta nella prima fase sperimentale (2006-2009) da Fondazioni private e successivamente da Regione Lombardia e Fondazione Vismara; Monza invece dal 2005 è sempre stata finanziata da Regione Lombardia.

I PERCORSI
I percorsi realizzati dalle due equipe in questi anni sono stati in totale 101 (47 donne e 54 uomini). Nello specifico l’equipe di Monza ha realizzato 69 percorsi (36 donne e 33 uomini) e l’equipe di Bergamo 32 percorsi (11 donne e 21 uomini).

A Monza i beneficiari che hanno usufruito dei progetti hanno un disturbo riconducibile alle seguenti categorie diagnostiche: il 33% di essi presentava una diagnosi di disturbo di personalità, a seguire un 33% diagnosi di schizofrenia, un 12% disturbo dell’umore, un altro 10% altre diagnosi, 7% ritardo mentale e 5% disturbi dell’umore.

Per il progetto di Bergamo: 44% diagnosi di schizofrenia, 34% dist. Personalità, 13% sindromi nevrotiche, 6% sindromi affettive, 3% ritardo mentale (classificaz. ICD).

Va peraltro evidenziato che i progetti hanno modificato, nel tempo, i criteri di inclusione/esclusione basati sulle categorie diagnostiche oltre che sulle caratteristiche comportamentali dei pazienti (anche pregresse al momento della segnalazione, per esempio abuso pregresso di sostanze come criterio di esclusione) aprendosi ad esperienze anche “più vivaci”, caratteristiche di modalità relazionali insite in persone con diagnosi di disturbo di personalità.

Considerando le diverse tipologie di affido, il 73% sono percorsi diurni e il 27% affidi totali, questi ultimi prevedono la convivenza con la famiglia affidataria. L’equipe di Bergamo ha attivato percentualmente negli anni un maggior numero di affidi totali rispetto all’equipe di Monza (41% full-time di Monza contro il 66% di Bergamo).

Rispetto all’età dei pazienti coinvolti si va dai 19 ai 72 anni, con percentuali quasi sovrapponibili tra l’equipe di Bergamo e quella di Monza. Questo evidenzia che le risorse offerte dai due servizi sono appetibili per persone di qualsiasi età proprio perché lavora su bisogni e obiettivi trasversalmente perseguibili.

La durata dei percorsi è definibile solo individualmente, essendo essa progettata in base alle necessità del singolo paziente e alla disponibilità della famiglia affidataria; la percentuale di percorsi più prolungati è numericamente maggiore nel progetto di Monza. La significatività del percorso comunque non risiede nella durata ma nel raggiungimento degli obiettivi, nella qualità delle relazioni instaurate e nel supporto percepito dai pazienti stessi.

E’ infine evidenziabile l’efficacia del progetto rispetto all’incremento quantitativo e qualitativo della rete sociale del paziente, del supporto reale e percepito in un’ottica di attivazione di risorse (di tutti gli attori coinvolti) e reciprocità (tra tutti gli attori coinvolti).

Per visualizzare il programma completo del convegno clicca qui

Per informazioni e iscrizioni contattare:
Laura Mazzali 334 6810774 o Silvia Farina 334 6339642