Nuovi guai per il Monza, giovane calciatore finisce dallo psicologo

Piove sul bagnato al centro sportivo Monzello. E non stiamo parlando di clima meteorologico… L’ultimo acquazzone sull’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 lo porta l’ambiente del settore giovanile…
Piove sul bagnato al centro sportivo Monzello. E non stiamo parlando di clima meteorologico… L’ultimo acquazzone sull’Associazione Calcio Monza Brianza 1912 lo porta l’ambiente del settore giovanile: un ragazzo è dovuto ricorrere alle cure dello psicologo a causa dei traumi patiti in quelle ore trascorse a giocare a calcio in maglia biancorossa.
Quello che è avvenuto non è molto chiaro e sulla vicenda è stato eretto un muro a protezione dell’interessato in quanto minore e in quanto persona con problemi di salute. Le voci che girano sono tante e spesso in questi casi tutte contengono una verità. Secondo indiscrezioni il ragazzo, nei ranghi di una delle squadre giovanili dell’ultracentenario club di calcio cittadino, avrebbe maturato dalla scorsa estate un disagio nel far parte di un determinato gruppo allenato da un certo tecnico. Vuoi perché giocherebbe poco, vuoi perché l’allenatore in questione userebbe metodi “militareschi”, definiti un po’ troppo “da prima squadra” da chi assiste regolarmente alle sessioni, il ragazzo sarebbe caduto in una forma patologica di tristezza tale da dover ricorrere alle cure di uno psicologo. C’è un referto medico che evidenzia questo malessere.
Lasciando da parte il caso specifico, che ci auguriamo verrà valutato serenamente dalle parti in causa, cioè la società di calcio, la famiglia e lo psicologo, quello che interessa analizzare è l’ambiente in cui si viene a creare una situazione come questa. Da una parte c’è un ragazzo che si trova a giocare in un club professionistico, che fantastica di un futuro fatto di tanti soldi, belle auto e “veline” in abbondanza, modelli ispirati da pseudo-eroi delle nuove generazioni, e che magari si sente crollare il mondo addosso solo perché improvvisamente da titolare diventa riserva. Poi c’è una famiglia che spesso, come ci raccontano i dirigenti delle società di calcio, considera il figlio non come un ragazzo che pratica uno sport perché gli piace, ma come una potenziale pensione integrativa. Quindi c’è un club sì professionistico, ma con gravissimi problemi finanziari (il prossimo 21 novembre potrebbero essere portati i libri al Tribunale fallimentare) che si ripercuotono sull’attività sportiva, organizzativa e anche di rapporti umani. È difficile che un ragazzo che si approccia al Monzello ben quattro volte la settimana, oltre alla partita, possa trovare un ambiente sereno se mancano i soldi per pagare i dipendenti, quindi anche gli allenatori, le attrezzature e l’abbigliamento di gioco, che si rompono o deteriorano, e persino la benzina per riempire il serbatoio dei pullmini che trasportano i giocatori alle partite.
È risaputo che lo scorso 29 agosto il Monza ha chiesto ai genitori dei ragazzi delle giovanili un contributo di 150 euro per l’abbigliamento oltre a mettere a carico loro le spese di trasporto per e da gli allenamenti. Inoltre, per assistere quest’anno alle partite delle squadre del vivaio biancorosso occorre munirsi di biglietto: per Berretti, Allievi Nazionali e Giovanissimi Nazionali il costo è di 5 euro; per tutte le altre categorie, dunque fino ai Pulcini di 8 anni, il costo è di 3 euro. I genitori naturalmente non l’hanno presa affatto bene anche per la tempistica sbagliata, alla vigilia delle prime partite di campionato. È logico che in una situazione di maggiori sacrifici per le famiglie qualche ragazzo possa sentirsi umiliato se messo in disparte alle partite o punito con multe per il proprio comportamento. Eh già, perché anche se sono minorenni le multe fioccano eccome. Somme non elevate, ma che vanno a scalfire la “paghetta”. Si tratta di 5, 10, 15 euro a seconda della gravità dell’infrazione disciplinare commessa, che può essere ad esempio l’arrivo in ritardo agli allenamenti o la bestemmia in campo. Ogni squadra, anche al Monzello, ha un suo regolamento interno, che di solito è stabilito dall’allenatore. Se al ragazzo già fragile psicologicamente capita quello severo sono problemi evidentemente… Poi ogni squadra stabilisce se la somma raccolta dalle multe debba finire nella “pizzata” di fine stagione o in beneficenza.