Pd, si dimette il “Civati” arcorese: Tieni non tiene più

27 novembre 2014 | 15:30
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Pd, si dimette il “Civati” arcorese: Tieni non tiene più

L’ex Segretario del PD arcorese si dimette e scrive in una lettera tutto quello che non condivide e non può più accettare.

Piero Tieni non ce la fa più. Troppe situazioni ambigue, tra giochi di palazzo e operazioni di potere, fino ad arrivare al Jobs Act. Ed il vaso già pieno fino all’orlo “di un contenuto davvero sgradevole” è traboccato.

Si sfoga con una lettera il Segretario (anzi ex Segretario) del Pd di Arcore. Spiegando i motivi della sua decisione.

“Sono stato eletto ad Arcore appena un anno fa, ma sono cambiate talmente tante cose che sembra essere passato un secolo” inizia Tieni, che spiega uno ad uno i punti di attrito col partito. “Allora Renzi non era ancora Segretario del PD e si candidava alle primarie del partito affermando solennemente che avrebbe sostenuto il governo Letta e che lui non sarebbe mai andato al Governo senza passare dalle elezioni. Dopo poche settimane invece, con un’operazione di potere ed un gioco di palazzo degni dei peggiori strateghi politici che tanto aveva avversato, cacciò Letta e andò al governo senza passare dalle elezioni.”

L’ex Segretario mette in fila tutte le mancanze, le promesse non mantenute e la poca coerenza: “appena insediato disse – Renzi – che la legge elettorale era la prima cosa da cambiare, che si poteva e doveva fare in pochissime settimane: siamo a Novembre è ancora tutto in alto mare. Fatti i conti con la realtà, decisamente incompatibile con le promesse, affermò allora che gli usuali primi 100 giorni in cui dare una sterzata al paese, diventavano improvvisamente 1000, 3 anni cioè in cui un partito (sedicente) di centrosinistra avrebbe governato con un partito dichiaratamente di centrodestra, capeggiato da personaggi che per anni erano stati combattuti, dileggiati e perfino irrisi. Il tutto, ovviamente, in netta contrapposizione con la volontà dei milioni di elettori che nel 2013 firmarono il programma elettorale ‘Italia Bene Comune’.

E qui si apre uno dei temi che stanno più a cuore a Piero Tieni: “arrivò quindi il cosiddetto ‘Patto del Nazzareno’, ennesimo accordo di palazzo e di potere, mediante il quale si riabilitava Berlusconi, condannato a 4 anni di galera per frode fiscale e messo ai servizi sociali solo per questioni anagrafiche, dandogli addirittura la patente di Padre Costituente. Qui ci tengo a soffermarmi: io credo che la questione morale debba precedere qualsiasi altra considerazione; l’alibi per il quale Berlusconi rappresenti comunque milioni di elettori e che quindi le riforme si debbano necessariamente condividere con lui, fa acqua da tutte le parti, dato che con lo stesso criterio si potrebbe allora interloquire con qualsiasi delinquente che fondi un partito e prenda milioni di voti. Un condannato in via definitiva deve essere escluso da qualsiasi funzione pubblica. Punto.”

Elenca poi i passi fatti dal Governo Renzi, criticandoli aspramente: nuova legge elettorale che “si porta dietro i peggiori difetti di quella ‘vecchia’”, abolizione del Senato che “non viene abolito ma viene riempito con politici nominati da altri politici”, stessa sorte per le Provincie che “restano saldamente in piedi, composte anch’esse da politici nominati da altri politici, dove l’unica cosa eliminata sono le elezioni in cui i cittadini scelgono gli eletti”. Continua poi con la legge ‘sblocca Italia’ che “riduce i controlli in uno dei paesi più corrotti al mondo, che annulla la concorrenza in alcune concessioni pubbliche e che consente al Governo di autorizzare la realizzazione di opere con un forte impatto ambientale passando sopra la volontà degli enti locali e dei cittadini coinvolti” fino ad arrivare alla famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso: “la controriforma del lavoro, la dolorosissima supposta, l’amarissima pillola che si è cercato di addolcire rinominandola ‘Jobs Act’. Io trovo che sia eticamente insostenibile ed offensivo innanzitutto per la propria dignità, aver passato tanti anni urlando ai quattro venti che una riforma fosse pessima e pericolosa quando a proporla era Berlusconi, e dire adesso candidamente che sia indispensabile e virtuosa solo perché a propinarla è Renzi.”

Tieni conclude concentrandosi sulla situazione locale: “Arcore è un paese di circa 17 mila abitanti, 14 mila elettori, 3.800 dei quali hanno votato PD alle ultime elezioni. Tra essi soltanto 40 sono iscritti al PD (l’1%!) e circa 20 sono i militanti attivi. L’età media si avvicina a 70 anni e tra gli iscritti sono rarissimi o completamente assenti i giovani, gli studenti, i precari, gli operai e gli impiegati di livello medio-basso, tutte categorie che dovrebbero rappresentare il cuore pulsante di un partito come il PD. E non è che Arcore sia la pecora nera in un gregge di pecore splendenti, dato che la situazione è più o meno la stessa in tutti i circoli.”

Le sue riflessioni e le sue convinzioni: “credo che una squadra che dall’inizio del mandato abbia perso, per diversi motivi un partito, tre assessori e svariati consiglieri comunali, tra cui alcuni di assoluto spessore che potevano essere ‘la base’ di un progetto futuro alternativo, debba soffermarsi a riflettere e non trincerarsi dietro affermazioni assertive e perentorie. Penso che progetti importanti che impegneranno significativamente l’intera città per i prossimi decenni, debbano poggiare su basi solidissime rappresentate anzitutto da uno stretto patto con i cittadini fatto alla luce del sole. Sono convinto, infine, che quando nel paese prendono vita dei comitati su questioni specifiche, giuste o sbagliate che siano le rivendicazioni, con essi occorra comunque aprire un confronto ed un dialogo, senza alzare muri preventivi.”

La lettera di sfogo si conclude coi ringraziamenti “a tutti gli iscritti, i militanti, i consiglieri e gli amministratori che lavorano con impegno e passione, e in modo ancora più sentito quelli che io chiamo ‘gli amici della domenica’, il gruppo inossidabile di persone senza le quali il circolo diventerebbe un luogo vuoto e le Feste dell’Unità non sarebbero realizzabili.”

E sui suoi progetti futuri scrive: “per il momento resto comunque membro del direttivo del PD Arcore e membro dell’assemblea regionale del PD Lombardia, a sostegno della battaglia di quei deputati e di quei senatori che si oppongono alla maggioranza attuale.”