Marsiglia, ucciso da moglie e figlia: per loro chiesto il massimo della pena

“Legittima difesa”, secondo madre e figlia che lo scorso marzo uccisero il capo famiglia, mente nella richiesta di rinvio a giudizio l’accusa ha chiesto trent’anni per la figlia e venti per la moglie.
“Legittima difesa”, secondo madre e figlia che lo scorso marzo uccisero il capo famiglia, mente nella richiesta di rinvio a giudizio l’accusa ha chiesto trent’anni per la figlia e venti per la moglie.
In aula per la sentenza il prossimo 18 dicembre, secondo processo con rito abbreviato, moglie e figlia del 52enne Salvatore Marsiglia, ucciso a coltellate e martellate, sapranno quale delle due posizioni avranno convinto il Tribunale. Le due donne, di 49 e 24 anni, hanno sempre raccontato di un padre e marito prepotente, divenuto ingestibile soprattutto da quando Marsiglia è rimasto a casa dal lavoro. Il motivo della lite scoppiata nel loro appartamento di Cesano Maderno, pare fosse collegato alla prossima convivenza della figlia, che all’uomo non era andata giù. Dopo aver minacciato la figlia 24 enne con una bottiglia rotta, secondo la ricostruzione della difesa, l’uomo sarebbe stato aggredito per legittima difesa da sua moglie, poi aiutata dalla giovane. Il tutto per legittima difesa.
Il pubblico ministero ha invece ritenuto di chiedere per entrambe il massimo della pena (ergastolo per la figlia, fino a trent’anni per la moglie), che con lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato, si è trasformato in 30 anni per la figlia e 20 per sua madre. La dinamica dell’accusa disegna invece l’aggressione iniziale per mano della ragazza, poi aiutata dalla madre.