Rapina a Paderno Dugnano arrestati altri due ladri: smantellata banda armata

Sabato sono stati fermati i membri di una banda di rapinatori di portavalori, di altri cui quattro componenti erano stati già catturati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza.
Rapinano 16.000 euro al “Punto Snai” e vengono arrestati dopo un rocambolesco inseguimento con tanto di elicottero. Fermati membri di una banda di rapinatori di portavalori, di altri cui quattro componenti erano stati già catturati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza lo scorso 4 novembre, a Caronno Pertusella (Varese).
Due malviventi italiani, entrambe residenti nella provincia di Monza, sabato mattina sono entrati in una ricevitoria “Snai” di Paderno Dugnano (Monza) dove, aiutati da un complice reclutato per l’occasione e con passamontagna e pistole, hanno portato via dalle casse migliaia di euro, fuggendo a bordo di un’auto rubata. I carabinieri di Desio, arrivati sul posto, poco dopo hanno individuato il primo rapinatore, C. M., cinquantaduenne di Limbiate. L’uomo, dopo essersi separato dal suo complice, è stato arrestato con ancora indosso parte della refurtiva e una pistola calibro 40, carica. Il secondo malvivente, M. G., anch’egli di Limbiate, pregiudicato cinquantunenne, fuggito in auto dopo aver tentato di speronare l’auto dei carabinieri, ha ingaggiato un pericoloso inseguimento con le pattuglie fino a Rovellasca (Como), dove si è nascosto in casa di un conoscente. In collaborazione con i carabinieri di Cantù e con l’appoggio di un elicottero dell’Arma arrivato da Bergamo, i militari di Desio hanno convinto il rapinatore ad aprire la porta e consegnarsi, solo dopo averlo minacciato di far sfondare la porta ai Vigili del Fuoco. Nell’abitazione del terzo complice, identificato ma sfuggito all’arresto, i carabinieri hanno trovato parte del denaro rapinato, un passamontagna e una pistola calibro 9 con matricola abrasa.
I due, immediatamente dopo l’arresto, sono risultati essere oggetto di indagine dei militari del Nucleo Investigativo di Monza, che dai primi arresti di novembre a Varese (quattro rapinatori, tra cui il killer di un carabiniere, bloccati con numerose armi, giubbotti antiproiettile e furgone) li stavano pedinando dopo averli identificati come possibili parte della banda, ai quali sarebbe presto servito un “colpo” per poter introitare denaro una volta rimasti “soli”. Successive perquisizioni dei carabinieri nelle abitazioni degli arrestati e del terzo complice fuggitivo, hanno portato al sequestro di accessori per il mascheramento, fascette per il sequestro di eventuali vittime, scanner per l’intercettazione delle frequenze della Polizia, numerosi cellulari, rilevatori di microspie e chiavi di auto rubate.