Emergenza profughi, nasce il “modello Brianza”

In Brianza ce ne sono oltre 300 distribuiti fra le varie amministrazioni. La Prefettura ha inoltrato a Roma un progetto per impiegarli in lavori socialmente utili
Utilizzare i profughi in lavori socialmente utili e favorirne così una migliore integrazione. In sintesi è questo l’obiettivo che si propone di raggiungere il progetto per la gestione dell’emergenza immigrati che la Prefettura di Monza ha inviato al ministero dell’Interno.
Fra la prefettura e le amministrazioni comunali del territorio si è tenuto un incontro per fare il punto e per tracciare una strategia comune. La parola d’ordine è responsabilità, in primo luogo nella gestione del flusso di cittadini extracomunitari, con l’obiettivo di fornire accoglienza dignitosa ai migranti, in attesa che vengano espletate le procedure di richiesta di protezione internazionale. “L’ospitalità che ci viene richiesta è per noi un dovere di civiltà – ha detto il presidente della Provincia, Gigi Ponti – Un dovere che va incontro ai diritti che spettano ai rifugiati politici”.
Ma la novità è il piano per far impegnare i profughi in opere a vantaggio della collettività. La Prefettura e la Provincia attendono da Roma un inquadramento normativo grazie al quale si potrà persino parlare di “modello Brianza”. Dal marzo del 2013 la Brianza ha ospitato 610 profughi e quelli attualmente presenti sul territorio sono poco più di 300. Prefettura e Provincia li hanno distribuiti su tutto il territorio. Un po’ per ogni Comune, ma fra i sindaci brianzoli cominciano a crescere frizioni e attriti proprio su questo tema. In gioco, fra l’altro, c’è anche la gestione della prima accoglienza.
L’orientamento confermato anche da Ponti è di allestire due o tre mini hub. Uno nella Brianza Ovest, uno a Est e il terzo, se serve, nella zona centrale. Ciascuno dovrebbe essere in grado di ospitare al massimo 30 persone per un periodo non superiore ai 15 – 20 giorni. Le ipotesi sul campo, che stanno facendo discutere, sono realizzarle a Mombello di Limbiate e a Vimercate.
In foto una delle strutture (a Vimercate) che è stata oggetto di sopralluogo.