La fiucada dell’85, quando Monza rimase bloccata sotto un metro di neve

Trent’anni fa esatti cadde una fittissima nevicata che bloccò la città e l’intera Lombardia per una settimana. Per riportare la normalità dovette intervenire l’esercito con 100 reduci dalla missione di pace del Libano
A metà gennaio del 1985 il Verona di Bagnoli si stava laureando campione d’inverno, l’ex leader del Movimento studentesco Popi Saracino si stava difendendo in tribunale dall’accusa di stupro di una sua ex studentessa e a Monza il Comune aveva appena trovato i fondi (27 miliardi di lire) per costruire il nuovo stadio. A metà gennaio del 1985 faceva freddino. Anzi, diciamo pure che faceva un freddo cane tanto che il 14, un lunedì, iniziò a nevicare. Pochi fiocchi all’inizio. Una spruzzata o poco più. Ma nel giro di poche ore quella timida nevicata si trasformò in una valanga che tenne in scacco Monza e mezza Lombardia per una settimana.
Comunemente viene ricordata come “La fiucada dell’85” e ancora oggi basta la parola per evocare coltri bianche e infinite distese di neve. Altro che le bombe d’acqua e di gelo che vanno tanto di moda adesso. Comunque, come dicevamo, tutto iniziò di lunedì. Prima dal cielo arrivò un avvertimento, che nella migliore tradizione delle amministrazione italiche rimase inascoltato, e poi tutto il resto che fu veramente tanta roba. La notte fra martedì e mercoledì su Monza cadde quasi un metro di neve. Chi scrive a quel tempo aveva 19 anni e ancora oggi, fra i tanti, è rimasto nitido il ricordo di quella mattina appena sveglio. Semplicemente, la strada sotto le finestre non c’era più, al suo posto un manto bianco al centro della quale il via vai incessante dei monzesi diretti al lavoro o fare la spesa scavò una sorta di sentiero.
La neve aveva letteralmente coperto strade, marciapiedi, prati e persino le auto. Città bloccata, periferie isolate, scuole chiuse, difficoltà persino a garantire il normale approvvigionamento di latte e frutta. In una parola: il caos più totale, che attanagliò Monza per un’intera settimana e che mise il Comune e il sindaco Elio Malvezzi sul banco degli imputati per negligenza e imperizia. Infatti, nonostante il freddo polare dei primi giorni dell’anno, gli uffici dell’amministrazione locale si fecero cogliere impreparati. Tanto per capirsi: a disposizione avevano solo sei spazzaneve e le scorte di sale si esaurirono nel giro di poche ore. Fu in quella circostanza che l’amministrazione, per fare fronte all’emergenza, decise di assoldare degli spalatori.
Circa 80 ragazzi ai quali si aggiunse anche l’esercito: 100 ragazzi del 67° battaglione Montelungo reduci dalla missione di pace in Libano impegnati nel centro storico, alla stazione ferroviaria e lungo le strade principali della città a spalare e picconare. Ricordo, ma forse si tratta solo di una leggenda metropolitana, che una camionetta militare per non rimanere bloccata salì su di una montagnetta di neve. Purtroppo, però, sotto quella montagnetta si trovava una Fiat Cinquecento che venne ritrovata dal padrone ridotta a una specie di scatola di sardine.
Furono giorni difficili per Monza e la Brianza. A parte gli studenti che godettero di un prolungamento delle vacanze natalizie inatteso, l’economia locale registrò una grave battuta d’arresto. Regione Lombardia avanzò persino una richiesta per lo stato di calamità naturale, ma la reazione dei brianzoli fu decisamente pronta. Nonostante al pronto soccorso venendo registrare ben 250 visite di persone cadute o scivolate, molte delle quali per fratture a braccia, mani o gambe, già nei giorni immediatamente successivi alla nevicata molti monzesi si diedero da fare per rendere la città praticabile e vivibile. Fra le molte di quel gennaio di metà anni Ottanta, un’altra immagine mi è rimasta impressa nella memoria: quella dei tetti delle aziende del territorio sopra i quali spalavano senza sosta dipendenti e proprietari per evitare che il peso eccessivo facesse crollare il tetto.
Vi proponiamo a seguire una breve rassegna stampa con pagine di giornali locali e immagini che narrano l’accaduto di quei giorni.