La storia di Maria Giulia, alias “Fatima”, volata da Inzago a combattere in Siria

Non ha scelto alcuna matita ma il mitra, ed è partita per la Siria a combattere in nome della “guerra ai miscredenti”. Si chiama Maria Giulia Sergio, campana, ma domiciliata a Inzago.
Non ha scelto alcuna matita ma il mitra, ed è partita per la Siria a combattere in nome della “guerra ai miscredenti”. Dopo aver forse contribuito alla conversione di tutta la sua famiglia, Maria Giulia Sergio, 27enne campana domiciliata a Inzago (Milano) ha lasciato l’Italia ed è diventata una “foreign fighter”.
“Vincerò io e i miei servi credenti”, scrive Maria Giulia riferendosi ad un presunto dictat religioso, dalla sua pagina facebook dove il suo nuovo nome è Fatima. Una foto la ritrae (sempre sia lei) completamente velata di nero, insieme ad un’altra donna (forse la sorella) ed il Corano tra le mani. La giovane risulta nella lista dei cinquantatré foreign fighters italiani e tra un gruppo di giovani volati in Siria per combattere.
E’ cresciuta in provincia di Napoli, una famiglia come tante, nessun tipo di educazione particolarmente religiosa e radicata. Poi il trasferimento al nord. La sua storia italiana si conclude ad Inzago (dopo una breve pausa in Toscana), un piccolo comune alle porte della Brianza, dove ha vissuto con la sorella maggiore e i genitori, al termine della relazione con un nordafricano. Forse è stata questa unione a spingere Maria Giulia alla conversione, forse è stata la madre, non è chiaro. Poi, ormai divenuta “Fatima”, la 27enne ha trovato un nuovo amore si è sposata con un giovane albanese di religione islamica, nella moschea di Treviglio. Prima di partire per la guerra “santa”, Fatima si sposta a Grosseto, e da lì ha sottoscritto un appello contro l’abolizione del Niqab in Italia (il velo nero che avvolge totalmente il corpo della donna, con tanto di guanti per celare anche le mani). I suoi spostamenti, secondo quanto tracciato dai servizi segreti italiani, sarebbero iniziati da Roma, con un volo diretto in Turchia ed un secondo verso Gaziatep, in Anatolia, da cui grazie alle reti dei terroristi sarebbe riuscita a giungere vicino a Damasco. Ad attenderla vi sarebbe stato un gruppo di jihaidisti albanesi, ai quali lei potrebbe essersi offerta come martire e il suo compagno come combattente. Ora è buio pesto, sulla sua sorte, come è nero il colore predominante delle sue ultime parole dal profilo dei social network, dal quale Fatima grida a gran voce quanto reputi giusta la guerra santa contro il mondo occidentale. Da allora sono cessati tutti i contatti con la sua famiglia, il suo cellulare risulta muto. Sarebbe stato utile capire perché, nel convertirsi all’Islam, Maria Giulia abbia deciso di appoggiare la frangia della morte. La sua voce, probabilmente, non la sentiremo mai più.