Monza: “Aspettando Godot” di Beckett in arrivo al Teatro Manzoni

Considerata da molti una provocazione, si tratta invece di un vero gioiello, “Aspettando Godot” di Samuel Beckett , sarà in scena da giovedì 15 a domenica 18 gennaio al Teatro Manzoni di Monza.
Considerata da molti una provocazione, si tratta invece di un vero gioiello, “Aspettando Godot”, la commedia scritta da Samuel Beckett tra la fine del 1948 e l’inizio del ’49, sarà in scena da giovedì 15 a domenica 18 gennaio al Teatro Manzoni di Monza.
I due vagabondi protagonisti dell’opera, Vladimiro/Didi e Estragone/Gogo, sono diventati l’emblema della condizione dell’uomo del Novecento, essere in eterna attesa, vagante verso la morte, punto minuscolo nella vastità di un cosmo ostile, contrassegnato già dalla nascita (“partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, ed è subito notte”, dice Pozzo).
I drammi di Beckett hanno fortemente segnato il teatro del secondo dopoguerra in una dimensione che trascende il dato personale per sciogliersi nell’anonimato della grande città, luogo dell’anima, percorsa in lungo e in largo da esseri inquieti, solitari, romantici, incattiviti, mutilati nel corpo e nella mente, chiusi in una forma – il corpo – destinata a dissolversi, ma decisi a portare avanti fino all’ultimo la loro giornata umana.
Da Pirandello a Ionesco queste marionette ridicolmente e tragicamente fotografate nei loro tic e nelle loro manie, tronconi umani dove il sesso e la fame e il potere non sono più che pallidi riflessi, vivono legati all’ultimo filo della Parca Atropo trafficando obbedienti, con operosa instancabile avidità anche quando l’occhio non vede più, anche quando gli arti non rispondono più, parlando, parlando, parlando nel tentativo di ingannare la morte, di prolungare l’infelice felicità della vita.
Beckett, premio Nobel per la letteratura nel 1969, autore di poesie, racconti, saggi, opere teatrali, televisive e radiofoniche, attivo nella Resistenza Francese, amico di James Joyce, che conobbe durante i cinque anni di residenza a Parigi, condusse sempre una vita schiva e lontana dalla curiosità mondana, accettando strette collaborazioni con attori e registi ai quali concesse adattamenti delle sue opere in prosa, ma non consentendo elaborazioni e interventi nelle sue opere di teatro.
Non c’ è dubbio che, a un certo livello, Aspettando Godot sia una commedia, e una riuscitissima commedia, per giunta. Sul piano del divertimento si tratta di un vero gioiello, magistralmente congegnato, che non teme di sfruttare a fondo tutte le risorse e le combinazioni di questo “genere” teatrale, dal qui pro quo al doppio senso, dal gag farsesco alla parolaccia di gergo. Ma ci vuol poco ad avvedersi che questa non è una commedia spensierata, senza secondi fini, bensì una commedia che guarda criticamente se stessa, che non è contenta del proprio stato, una commedia, si potrebbe dire, declassata, che si sforza invano, per due atti, di risalire al rango perduto della tragedia. In altri termini Beckett non vuol darci una commedia, ma la dimostrazione di una commedia, e ci fa toccare con mano perché essa sia tale (…) Dal punto di vista tecnico Aspettando Godot è la commedia esemplare, limite, costruita interamente attorno all’assenza del personaggio in grado di salvare non solo Vladimiro e Estragone, ma gli spettatori stessi, di cui i due mendicanti sono i rappresentanti sulla scena. Tale personaggio, goffamente imitato da Pozzo (…) è l’eroe tragico, il che non impedisce a nessuno di chiamarlo poi col nome che preferisce, Godot, Cristo, Tempo, Storia, En Soi, Autre, ecc. a seconda della sua personale prospettiva. Per intendere la linea strutturale di Godot occorre immaginare per esempio un Edipo in cui Edipo, annunciato, atteso, invocato, non arrivi mai. In sede di cronaca, si potrà osservare che l’opera si è affermata nel periodo cruciale della guerra fredda e dell’immobilismo, cosa tutt’altro che priva di significato (…) Ancora, il duetto Vladimiro-Estragone è una vera antologia delle relazioni private: essi sono simultaneamente amici, coniugi, innamorati, padre e figlio e via dicendo, e riproducono a volo d’uccello tutte le sfumature e le situazioni del teatro psicologico (…) Quel che è certo è che essa esprime nel modo più estremo che mai sia stato tentato sulla scena una condizione di cui ciascuno di noi ha, in diversa misura, coscienza, e che ci presenta un’immagine schiacciante della vita (o, se si vuole, della “civiltà occidentale” quale si è ridotta oggi), in cui soltanto l’ottimista per candore o per partito preso può fare a meno di riconoscere i nostri rapporti, il nostro linguaggio, il nostro quotidiano brancolare.
Lo spettacolo è inserito nell’abbonamento 8 spettacoli della Stagione di Prosa 14-15, in vendita in botteghino fino al 9 novembre 2014. Per maggiori info. Lo spettacolo è acquistabile all’interno dell’abbonamento OPEN dedicato agli under 30.
I biglietti dello spettacolo sono in vendita dal 4 novembre in botteghino, situato in via Manzoni 23 a Monza e aperto dal martedì al sabato h 10.30-13 e 15-18. Nelle giornate di spettacolo il botteghino riapre 30 minuti prima dell’inizio della recita.
I biglietti interi sono in vendita anche on-line sui portali bigliettoveloce e ticketone
Il costo dei biglietti è di:
Interi: platea € 28 +2prevendita – balconata € 25 +2prev. – galleria € 15 +1prev.
Ridotti: platea € 26 +2prevendita – balconata € 23 +2prev. – galleria € 13 +1prev.
Riduzioni riservate a:
– (per tutti i turni) persone diversamente abili, under 18, Enti Convenzionati
– (per il turno del sabato pomeriggio) utenti (muniti di tessera) dei sistemi interbibliotecari di BrianzaBiblioteche e del Vimercatese.
Per informazioni sui biglietti e sugli abbonamenti per gruppi organizzati, inviare la richiesta con i propri recapiti a: promozione@teatromanzonimonza.it
Fonte e foto Ufficio Stampa Teatro Manzoni