Sfregia il volto della ex, accoltella il suo collega: è a piede libero. L’ingiustizia

E’ stata aggredita insieme a un collega e sfregiata al volto dall’ex marito a gennaio, a Monza. L’uomo è stato rimesso in libertà con il solo obbligo di osservare una distanza di cento metri.
E’ stata aggredita insieme a un collega e sfregiata al volto dall’ex marito a gennaio, a Monza. L’uomo è stato rimesso in libertà con il solo obbligo di osservare una distanza di cento metri. La vittima ha paura e la decisione racconta una giustizia che non funziona, che è ingiustizia. In questo caso.
“E’ assurdo che un uomo resosi responsabile di un’aggressione come questa, possa essere libero di circolare – spiega l’avvocato della donna, Monica Gnesi – sono riuscita per il rotto della cuffia ad ottenere l’obbligo di mantenere la distanza, ma cento metri sono ridicoli”. L’aggressione risale al 4 gennaio scorso, e anche MB News ne aveva parlato, quando un imprenditore di 40 anni, in via di separazione dalla moglie, si è presentato nel negozio di parrucchiere dove la donna stava lavorando e l’ha aggredita a calci e pugni, le ha puntato un coltello alla gola e poi l’ha sfregiata al volto. Quando un collega della donna è intervenuto, l’ex marito lo ha colpito con vari fendenti alle gambe ed alle braccia. “Entrambe sono sotto shock per la decisione del giudice di rimetterlo in libertà – prosegue il legale – le minacce erano iniziate appena la donna ha deciso di separarsi. Lui le disse che se non avesse abbandonato la casa coniugale l’avrebbe bruciata dentro viva. Lei lo assecondò e con i figli è tornata a vivere dai sui genitori”. L’uomo è stato quindi arrestato a Crema.
Il processo per stalking, minacce, aggressione aggravata e lesioni permanenti si è concluso i primi di febbraio con un patteggiamento a due anni e sei mesi e l’associazione ai domiciliari “Essendo un imprenditore edile l’uomo ha ottenuto di potersi recare al lavoro senza che venisse controllato in quale cantiere fosse diretto, poi il 16 febbraio è stata accolta la sua richiesta di scarcerazione e e con il provvedimento firmato dal giudice Alfredo De Lillo, l’aggressore ora è totalmente libero. La mia cliente ed il suo collega vivono nel terrore, non dormono, hanno attacchi di panico, sono assistiti psicologicamente perché hanno riportato danni permanenti. La signora porterà per sempre sulla guancia uno sfregio di 12 centimetri, mentre il suo collega per le coltellate non riesce a stare in piedi tutto il giorno, e nel suo lavoro è un grande problema”. Con il patteggiamento l’aggressore ha versato un alla ex moglie un anticipo risarcitorio di diecimila euro, duemila per il suo collega “Procederemo a breve con la richiesta di risarcimento danni, ma ciò che sconcerta è una giustizia che non difende le vittime. Chi ci assicura che questa persona non tornerà ad aggredire ancora? E’ possibile che una persona pianifichi e metta in atto un’aggressione del genere e resti impunita? Ci avviamo anche verso il divorzio, ci sono dei bambini che non possiamo immaginare siano lasciati in custodia a una persona del genere. Ci saranno altre tensioni. Siamo indignati”.
E c’è solo da indignarsi, quando il dolore fisico e psicologico di una persona vengono completamente schiacciati da un sistema giudiziario che evidentemente non è orientato alla protezione delle vittime, ma a restituire la libertà ai carnefici. E ancora, le donne, le famiglie delle vittime di femminicidio, le vittime di stalking, devono aspettarsi questo dalla legge?