Processo “Ruby-bis”: ad Arcore prove univoche per giro di prostituzione

Secondo i giudici, ad Arcore c’era un giro di prestazioni sessuali remunerate. E’ quanto emerso dalla sentenza in Appello del processo “ruby-bis” a carico di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora.
Secondo i giudici, ad Arcore c’era un giro di prestazioni remunerate. E’ quanto sarebbe emerso dalle motivazioni delle sentenze in Appello del processo “ruby-bis” a carico di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora.
Nella motivazione si leggerebbe che le prove emerse denotano il “carattere remunerativo delle prestazioni, che in vario modo le ospiti offrivano a Berlusconi, e della natura di tali prestazioni”. Tra le ospiti viene inclusa anche “Ruby”, alias Karima El Mahroug che era arrivata in Italia a cercare successo. Resta improbabile a livello processuale fosse nota la reale età di Ruby, per questo Emilio Fede è stato assolto dall’accusa di favoreggiamento della prostituzione minorile.
Questo sodalizio “sistemizzato” finalizzato al “procacciamento di escort”, è valso in Appello le condanne per reati a vario titolo di induzione e favoreggiamento della prostituzione a sei anni e un mese per Lele Mora, quattro anni e dieci mesi per l’ex direttore del Tg4 Emilio Fede e a tre anni per la ex consigliera regionale Nicole Minetti.
Per quanto riguarda le “bunga-girls”, secondo quanto ricostruito dai giudici, venivano pagate direttamente da Berlusconi che consegnava loro delle buste con del denaro contante, segno che avrebbero dovuto abbandonare la festa, come in una sorta di gioco a eliminazione.