Querelle industriali, l’intervista esclusiva. Cascella: “La soluzione? Confindustria Lariana”

Intervista esclusiva di MBNews a Raffaele Cascella, direttore per 32 anni di Confindustria MB. Andare con Assolombarda? Meglio pensare ad aggregare soli i servizi.
Come vede questa proposta di incorporazione sostenuta dal presidente di Monza Andrea Dell’Orto, ma non altrettanto da un certo numero di imprenditori associati, tra cui quattro vice-presidenti su cinque, uno dei quali, Alessandro Maggioni, che ricopre la carica anche il presidente del gruppo Giovani?
Vorrei precisare fin da subito che il mio intervento vuole solo essere un invito a riflettere, in quanto non ricopro più alcun ruolo all’interno dell’associazione, ma dato che per 32 anni ne sono stato il direttore, ci tengo a dare degli ulteriori spunti per valutare questa scelta, dalla quale, una volta fatta, non si potrà più tornare indietro.
Innanzitutto credo fare questo passo in questo momento sia prematuro: se ne è parlato in ambito confindustriale troppo poco e in così pochi mesi, ovvero entro maggio, non si può decidere se incorporare o meno la Confindustria più antica d’Italia con Assolombarda. Non ne faccio una questione di bandiera o mera conservazione di una tradizione, ma di effettiva opportunità. Quali vantaggi trarrebbe una singola azienda associata a Confindustria Monza e Brianza da questa fusione?
A Monza e Brianza forniamo ai nostri associati dei servizi di eccellenza, consulenza a livello finanziario, previdenziale o sindacale di rara professionalità. Questo grazie anche a chi oggi ha preso in mani dopo di me le redini del carro. Non solo, vi lavorano persone che hanno un altissimo senso di appartenenza alla struttura, si sentono parte di una squadra vincente che ha dalla sua un’esperienza che oggi ci ha permesso di arrivare a quasi mille associati mentre altre associazioni industriali hanno visto diminuire i loro numeri. Quindi perchè perdere questo patrimonio, in nome di cosa?
In buona sostanza lei dice, la riforma Pesenti dà l’opportunità di aggregarsi, ma per Monza e Brianza non solo non è obbligatorio ma non ce ne sarebbero le ragioni sufficienti?
Non ci sono le ragioni di fare una fusione per incorporazione che significherebbe, utilizzando una metafora, che il pesce grosso mangia quello piccolo. Sarei favorevole ad una aggregazione dei servizi, (delle società dei servizi, ndr), ma non delle associazioni. Nel caso in cui si voglia fare una lobby che abbia più voce in capitolo, secondo me, in un ottica di mercato globalizzato ha più senso fare lobby all’interno delle associazioni di categoria, quindi in modo verticale e non trasversale. Il compito, invece, a cui è chiamata a rispondere la Confindustria Monza e Brianza, è già pienamente assolto dall’attuale associazione: rendere questo territorio il miglior habitat possibile per le imprese che vi hanno sede. Nel fondersi con Milano si corre il rischio che dal giorno dopo ci si trovi coinvolti in logiche “milanocentriche” lontane dagli interessi delle aziende “MB”.
Sicuramente il presidente dell’Orto e chi andrà a ricoprire incarichi di rilevanza a Milano difenderanno gli imprenditori di Monza e Brianza…
Sicuramente sì. Ma in una logica medio lunga durante la quale i presidenti cambiano, chi potrà garantire che i successori di Dell’Orto avranno gli stessi suoi buoni propositi? Avrei visto meglio un’aggregazione, se proprio a qualcuno ci si deve unire, con le Confindustrie di Lecco e Como. Già sei o sette anni fa si era iniziato ad immaginare un percorso assieme per creare una cosiddetta Confindustria Lariana. Una buona idea in quanto a queste territoriali ci accomuna la dimensione, sono tutte formate per lo più da medie o piccole aziende, e il settore merceologico, visto che molte ditte operano nel manifatturiero. A Milano la parte del leone la fanno le industrie dei servizi o dell’energia, che hanno interessi molto diversi dai nostri. Per questo inviterei tutti gli imprenditori a prendere ancora un po’ di tempo e a riflettere sulla bontà dell’operazione.