Questione di ore e si decide il destino della Confindustria più antica d’Italia

20 maggio 2015 | 18:51
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Questione di ore e si decide il destino della Confindustria più antica d’Italia

La battaglia di Confindustria Monza e Brianza si combatterà, domani, all’ultimo voto di Giunta, ma al di là dell’esito è possibile che il campo di battaglia diventi il Tribunale di Monza.

La battaglia di Confindustria Monza e Brianza si combatterà, domani, all’ultimo voto di Giunta. Ma non ci vuole un vate per conoscerne l’esito: è già scritto nei ricorsi incrociati, per ora inviati ai soli Probiviri interni, e da domani sera (21 maggio 2015 per chi legge) con molta probabilità nei Tribunali competenti.

Il processo di aggregazione che vedrebbe unirsi la storica Associazione Monzese con la ben più grande omologa milanese Assolombarda è iniziato da giugno dello scorso anno e, sostiene il Presidente Dell’Orto, è stato condiviso con gli Associati e porterebbe a questi servizi migliori a parità di costi. Con Dell’Orto c’è una parte della squadra di Presidenza, alcune grandi aziende come Fontana Group e le multinazionali, rappresentate da managers.

Nell’altro fronte, quattro dei cinque VicePresidenti, altrettante “Merceologiche” (si pensi al settore del “legnoarredo”), il Comitato Piccola, alcuni del gruppo giovani e alcuni “pezzi da 90” come Sapio, Colmar, Parà.

Un contrasto, inizialmente composto, che è divampato soprattutto negli ultimi giorni, con ricorsi ai Probiviri, mai successo in 113 anni di storia imprenditoriale brianzola, veti d’imperio, uscite sui giornali, amicizie infrante, per concludersi ora, anzi domani, come nei peggiori matrimoni, con gli avvocati.

Cui prodest? La certezza è che domani conosceremo un’Associazione di Industriali spaccata, quando le condizioni economiche e sociali drammatiche chiedono invece uno sforzo concreto e concentrato sui reali problemi, attuali e futuri, del Territorio.

Se la razionalizzazione delle Territoriali procede in tutta Italia, con tempi adatti a metabolizzare i  cambiamenti richiesti (due/tre anni, si pensi ai casi di Bologna, Modena, Reggio Emilia che si concluderà nel 2018), in terra brianzola si è voluto tempi rapidi, per quelli del fronte del no “forzati”, con il risultato di spaccare (o cancellare, vedremo ndr) quella che è un gioiello associativo, in forte crescita numerica e di rappresentatività.