Confindustria Monza e Brianza, l’assemblea ratifica la fusione con Milano

8 giugno 2015 | 17:50
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Confindustria Monza e Brianza, l’assemblea ratifica la fusione con Milano

La fusione passa con l’89,58% delle imprese presenti aventi diritto di voto (2243 voti), contrarie il 9,35% (234 voti), si sono astenute lo 0,12 ( 3 voti). Il fronte del no però non demorde: all’orizzonte si profila una battaglia legale.

L’assemblea di Confindustria Monza e Brianza ha approvato la fusione con Assolombarda. Al termine di un percorso irto di polemiche e ostacoli, il presidente degli industriali brianzoli, Andrea Dell’Orto, è riuscito a condurre in porto il progetto di unire sotto un unico tetto l’associazione di industriali più antica d’Italia (quella di Monza) e quella con più iscritti (quella di Milano).

In particolare si sono espresse a favore l’89,58% delle imprese presenti aventi diritto di voto (2243 voti), contrarie il 9,35% (234 voti), si sono astenute lo 0,12 ( 3 voti). L’operazione, avviata lo scorso inverno, sta però costando a Dell’Orto una spaccatura in seno all’associazione brianzola, dove il fronte dei perplessi non si dà affatto per vinto e, secondo indiscrezioni sempre più insistenti, pare orientato a seguire le vie delle giustizia ordinaria pur di mettere un freno all’unione.

monza-confindustria-mbLa fusione fra Monza e Milano è stata avanzata lo scorso inverno in ossequio alla riforma Pesenti (prevede di ridurre le sedi territoriali da 100 a 30 entro il 2017). Monza avrebbe i numeri per restare sola, ma secondo Dell’Orto e i vertici di via Petrarca la fusione con Milano porterebbe alla creazione dell’associazione più grande d’Italia con una nutrita serie di vantaggi: più potere nella giunta nazionale, più servizi alle imprese e più opportunità sui mercati. La Brianza non perderà il presidio territoriale. I servizi resteranno, nessuno dovrà andare a Milano per una vertenza o un incontro della sua azienda. L’iscritto avrà invece servizi in più: non ho problemi a riconoscere che Assolombarda è più avanzata di noi in campi quali l’assistenza fiscale e i rapporti con le banche. Il progetto di fusione sarà adesso all’ordine del giorno dell’assemblea straordinaria di Assolombarda il 15 giugno 2015.

Il commento – “Con l’unione tra Confindustria Monza e Brianza e Assolombarda – ha detto il presidente di Confindustria Monza e Brianza – nascerà la più grande associazione territoriale d’Italia. Verrà, inoltre, rafforzato il nostro passato con la valorizzazione del nostro patrimonio manifatturiero che le nostre imprese hanno rappresentato, rappresentano e rappresenteranno nel nostro Paese e nel mondo.  Per le imprese significherà un ulteriore miglioramento dei servizi e l’innalzamento della rappresentanza a livello regionale, nazionale ed europeo. L’approvazione del progetto di fusione rappresenta anche una chiara indicazione per tutto il sistema associativo all’indomani della riforma Pesenti”. Dell’Orto si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa e a margine di questo risultato che lo vede vincente: “Oggi era un’occasione di democrazia e per il Comitato della Piccola di dimostrare che parlavano a nome delle 800 aziende che rappresentano e non solo per una per una parte minoritaria. Ricorsi? Se ce ne saranno non saranno sui contenuti di questa operazione che è stata condotta nel rispetto totale delle regole e in linea con la riforma Pesenti. Da domani, ci tengo a sottolineare, che sarò comunque il presidente di tutti e se ci sarà addirittura chi se ne vorrà andare dall’associazione, gli spiegherò quali sono i motivi per restare”.

La protesta – In via Petrarca, però c’è chi dice no, vale a dire da un fronte composto dal Comitato piccola industria e da un nutrito gruppo di imprenditori locali fra i quali compaiono i responsabili di aziende del calibro di Colmar, Sapio, Parà, Pagani e Officine Locati. Le loro perplessità nascono da diversi elementi: la perdita di autonomia che la fusione comporterebbe, la decisione di accantonare la soluzione più soft dell’aggregazione e  il fatto che comunque la riforma Pesenti dà tempo fino al 2017.

I tentativi messi fin qui in campo per far tornare sui suoi passi Dell’Orto, sono però falliti. Lunedì mattina durate l’assemblea il fronte del no (che ha partecipato per protesta solo con una piccola delegazione) ha presentato un parere pro veritate del rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, secondo il quale per deliberare un oggetto come quello all’ordine del giorno sarebbe servita una maggioranza dei 3/4: un passaggio che potrebbe rappresentare l’anticamera di una vera e propria battaglia legale fra le due fazioni.