Maresciallo ucciso dalle Brigate Rosse, Lissone lo ha ricordato

Valerio Renzi era il comandante della stazione dei Carabinieri di Lissone, era sposato e aveva due bimbi. Fu ucciso il 16 luglio 1982, in un agguato durante una rapina all’ufficio postale, a Lissone.
Valerio Renzi era il comandante della stazione dei Carabinieri di Lissone, era sposato e aveva due bimbi. Fu ucciso il 16 luglio 1982, in un agguato durante una rapina all’ufficio postale, a Lissone. Questo pomeriggio alle cinque, alla presenza dei carabinieri di Lissone e della Compagnia di Desio, la sua figura è stata ricordata in una funzione religiosa.
Sono passati trentatrè anni da quando alcune parti della Brianza erano nel mirino delle forze dell’ordine quale punto nevralgico per la lotta al terrorismo. Sotto la guida del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, numerosi militari si erano dedicati all’individuazione di possibili cellule terroristiche. Tra loro anche Renzi.
La mattina del 16 luglio di 32 anni fa il Maresciallo andò a ritirare, solo e con l’auto di servizio, a ritirare la posta all’ufficio postale. In quel momento però, proprio in quell’ufficio era in corso una rapina denominata poi “operazione di esproprio proletario” dai terroristi.
La sua auto fu presa di mira e crivellata di settanta colpi di Kalashikov. Renzi, nel tentativo di trovare riparo, scese dall’auto ferito, cercando di salvarsi. Fu raggiunto da uno degli appartenenti a quella cellula delle Brigate Rosse e finito per la strada, a colpi di pistola.
Compiuto quel vile atto, i terroristi si guadagnarono la fuga, rivendicando qualche ora dopo l’omicidio del Maresciallo attraverso i giornali “Brigate Rosse, colonna Walter Alasia (colonna milanese delle BR), rivendichiamo l’esecuzione del Maresciallo Renzi nel corso di un’operazione di esproprio proletario”, furono le esatte parole.