Pedemontana piano B, il coordinamento dice sempre “no”. A rischio la salute

I portavoce del coordinamento No Pedemontana ripetono il loro rifiuto. Non li convince la proposta di un’autostrada con meno km e corsie: bisogna fermarla.
«Niente compromessi sulla nostra salute, l’unico modo per difendere il territorio e la popolazione è fermare Pedemontana»: è la risposta del coordinamento No Pedemontana al cosiddetto “piano B” per la realizzazione della contestata autostrada lombarda. Se nei giorni scorsi anche Legambiente si era detta d’accordo a una Pedemontana “meno lunga e meno larga” per garantire un completamento parziale dell’opera, al momento realizzata al 30% con l’80% dei fondi pubblici disponibili, il coordinamento No Pedemontana continua, appunto, a dire no. Il loro parere: la “versione ridotta” di Pedemontana non può essere una soluzione, perché non elimina lo spreco di soldi pubblici, il consumo di suolo, l’inquinamento e il rischio diossina.
«Per noi è un maldestro tentativo di salvare il salvabile – dicono i portavoce in un comunicato stampa -: lo spreco di risorse verrebbe contenuto, l’impatto sul territorio, invece, appena attenuato». E il problema del traffico che si riverserebbe dalla tratta B1 direttamente sulla superstrada Milano Meda? «Forse andrebbero approfonditi gli studi, visto lo scarso utilizzo della tratta A e la fine che hanno fatto BreBeMi e Tem. E comunque basterebbe non mettere in esercizio la B1 e farla smantellare a carico di chi, a vari livelli, si è accanito in questi anni nel portare avanti questo disastroso pasticcio. Semmai si deve promuovere un progetto alternativo e partecipato di mobilità sostenibile».
Ma il punto dolente, per No Pedemontana, è la questione diossina: il “piano B”, infatti, prevede un ridotto impatto sull’area dell’ex Icmesa. «Come se la presenza di diossina fosse limitata solo a quella piccola zona, mentre invece è ovunque tra Meda, Seveso, Cesano Maderno, Bovisio Masciago e Desio – commenta esterrefatto il comitato -. Ci si risponderà che per quello ci sono le caratterizzazioni dei suoli previste dalla prescrizione 3 del Cipe e l’immancabile tavolo, in cui gli amministratori chiedono, migliorano, implementano. Ma è evidente che non basta la prescrizione 3 relativa allo smaltimento delle terre inquinate, perché questo non ci può proteggere dalla movimentazione durante i lavori di enormi quantità di terra e di polveri piene di diossina».
Di qui l’invito agli amministratori a cogliere la crisi economica di Pedemontana come un’occasione per invertire la rotta. «Si accetti la realtà: comunque la si rigiri Pedemontana, con tutti i suoi tentacoli (opere connesse comprese), è un inutile ecomostro».
In apertura, un’immagine del corteo organizzato da No Pedemontana in aprile a Seveso