Raccolta firme pro Autodromo, a Monza solo banchetti fantasma

Né il Comune, proprietario dell’Autodromo, né Sia, la società che ha in gestione l’impianto, si sono aggregati all’iniziativa di Regione Lombardia
Non si può certo dire che la raccolta firme pro Autodromo lanciata sabato mattina da Roberto Maroni abbia scaldato più di tanto la Brianza. Nessuno si aspettava levate di scudi o fiumi di gente in piazza. Tuttavia, il fatto che a distanza oltre tre giorni dall’annuncio del governatore di Regione Lombardia, ne l’amministrazione comunale, proprietaria dell’impianto, ne Sias, la società che lo gestisce, abbiano allestito punti di raccolta firme collegati a quelli del “Pirellone”, dice molto sul grado di coinvolgimento suscitato dall’iniziativa.
Non sarà certo con una petizione che si riuscirà a smuovere Bernie Ecclestone dalle sue posizioni. Il rischio che il patron della F1 decida di trasferire il Gp verso paesi commercialmente più remunerativi è sempre molto concreto e l’unica alternativa per scongiurare l’ eventualità è di cedere alle sue richieste economiche. La petizione lanciata da Maroni ha catalizzato l’attenzione dei media per un’intera giornata. Tuttavia, ha anche colpito il fatto che a distanza di tre giorni dalla presentazione dell’iniziativa, gli unici posti dove un monzese o un brianzolo possono recarsi per firmare a favore del Tempio della velocità sono a Expo o al 39esimo piano del Pirellone. Insomma, non proprio l’ideale per incentivare la raccolta.
Sia l’Autodromo, che l’amministrazione comunale, sembrano però orientate a colmare la lacuna. Il condizionale è ovviamente d’obbligo. L’organizzazione di un banchetto, anche per una semplice raccolta firme, è più complicata di quello che si possa comunemente credere. Tuttavia, vista l’importanza della posta in palio e considerato il peso economico che il Gran Premio ha per il territorio, certe inghippi burocratici dovrebbero essere superati di slancio. Altrimenti, si rischia di dare l’impressione che in fondo dell’Autodromo non ci importa granché.