Celeste 1872: una nave fantasma per un giovane autore

5 agosto 2015 | 02:51
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Celeste 1872: una nave fantasma per un giovane autore

Abbiamo letto l’ultimo libro di Ivano Mingotti, che ha ambientato il suo ottavo romanzo a bordo della Mary Celeste, il cui mistero è ancora insoluto. Recensione e intervista.

Celeste 1872 è un prodotto letterario insolito. Ottavo romanzo del 27enne Ivano Mingotti, originario di Desio ma residente a Lissone, è ambientato a bordo della Mary Celeste, la “nave maledetta” che nel dicembre del 1872 venne trovata alla deriva al largo delle Azzorre, grondante acqua e apparentemente abbandonata: l’equipaggio che era salpato da New York appena un mese prima era sparito nel nulla. Un mistero che le ipotesi più o meno razionali formulate nel corso del tempo hanno solo contribuito ad accentuare, alimentando il mito con libri, film e diversi riferimenti nella cultura popolare (negli anni 60 la Mary Celeste fu anche protagonista di un episodio della celeberrima serie tv inglese Doctor Who).

Nel libro, edito da AlterEgo, si accenna appena l’ambientazione, un brigantino americano in viaggio per Genova con un carico di alcool industriale, per lasciare sempre più spazio all’inquietante interrogativo, lasciato senza risposta, della fine dei personaggi. A portare avanti la narrazione è una voce soltanto: quella della moglie del capitano che, quasi senza soluzione di continuità, passa dal vezzeggiare la figlia di pochi mesi al rivolgersi a Dio con invocazioni e preghiere. Una cantilena che fa emergere le paure e le fobie della protagonista, ma in cui non trovano posto commenti oggettivi della situazione della nave, o ricostruzioni degli eventi. La sua voce è una lente colorata, deformante: spesso si può dubitare che il racconto sia frutto di una visione, del clima claustrofobico della nave o dei pregiudizi bigotti della voce narrante.

ivano-mingotti-celeste-1872«Voglio spingere i lettori a informarsi, a incuriosirsi, a fare per conto loro, ma anche dare un’atmosfera il più misteriosa possibile sulla vicenda – spiega Mingotti, quando gli chiediamo il perché dell’assenza di spiegazioni o di punti di vista esterni che possano chiarire meglio il racconto -: all’inizio, per chi non ne conosce la storia, sembra una nave qualsiasi in un viaggio qualsiasi; ci si accorge solo dopo che c’è decisamente qualcosa che non va».

E perché scegliere  una voce femminile, così lontana da quella di un ragazzo del 2015? «In realtà – ribatte il giovane scrittore – scegliere come primaria una figura femminile è spesso nelle corde dei miei romanzi, se non altro di quelli emozionalmente più profondi. Inoltre, mi sembrava decisamente scontato scegliere un personaggio maschile per ‘un’avventura oceanica»

Autore eclettico (lavora in un supermercato, traduce da spagnolo, inglese e francese, cura la collana sperimentale Nuove Luci per Edizioni Amande, ed è impegnato in associazioni culturali come Libero Libro di Macherio e nel progetto radiofonico Book Express, su Radio Lol), Mingotti  ha detto di essersi cimentato con il mistero della Mary Celeste spinto da «quel gusto di mistero e insieme scetticismo che è sempre in me: adoro sentire nuove storie misteriose e cercare di smontarle, un pezzo alla volta. Con la Mary Celeste questo non è successo: ancora oggi non c’è una spiegazione chiara al fatto che la nave sia stata trovata intatta, ma senza equipaggio -. E aggiunge -: Mi sono documentato soprattutto attraverso la rete: non è difficile scovare documentazione anche antica e molto approfondita su varie vicende, se si cerca bene».

E il prossimo libro? Già pronto, o quasi: «Uscirà nel 2016, edito da NullaDie, che è arrivata tra i primi 14 editori all’ultimo Premio Strega: si intitolerà Minoica, una rielaborazione del mito del Minotauro dal punto di vista di Arianna di Cnosso, figlia di Minosse e principessa di Creta».