Comune di Vimercate contro Cagliani: nessuna diffamazione da parte del consigliere

Non luogo a procedere per il consigliere di Vimercate Alessandro Cagliani per le accuse di diffamazione mosse dal comune di Vimercate.
Non luogo a procedere per il consigliere di Vimercate Alessandro Cagliani per le accuse di diffamazione mosse dal comune di Vimercate.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Monza, Pierangela Renda, ha di fatto dato ragione a Cagliani che era accusato, dopo alcuni frasi scritte su facebook, di aver diffamato il comune di Vimercate e i suoi cittadini. E Cagliani (in foto a destra) in una conferenza stampa ha voluto spiegare la sentenza arrivata a fine luglio: “Come scritto dal giudice le frasi scritte da parte mia su facebook sono incontestabilmente riconducibili alla dialettica politica – afferma Cagliani – ma c’è di più: il giudice dice che, senza voler entrare nel merito del dibattito, esistono
documentazioni fornite dai miei avvocati che danno delle fondamenta di veridicità a quanto ho affermato sul social network: ho voluto mettere a conoscenza del giudice di quanto successo a villa Sottocasa e del processo in atto e degli altri casi che ho citato”.
Cagliani nel suo post incriminato aveva parlato di come per “Villa Sottocasa, il comune di Vimercate negli ultimi dieci anni ha garantito il business ad un operatore privato” e del Cohousing, che per Cagliani “è il perfetto bando fatto per quattro amici”. Cagliani ha parlato anche dell’area Bassetti e “come il comune ha regalato otto milioni di euro all’operatore privato”. Tutte frasi riferibili per il giudice alla dialettica politica e quindi non diffamatorie.
“Ma c’è di più – commenta Cagliani – il giudice ha anche voluto sottolineare come ci sia una discrepanza fra le mie frasi e le accuse: le mie parole non hanno offeso i cittadini del comune di Vimercate, ma se volevano colpire qualcuno, questi erano il sindaco Paolo Brambilla e la Giunta comunale. Per questo motivo ho preparato un esposto che consegnerò alla corte dei conti per chiedere se i 5.200 euro spesi dal comune per le spese legali siano o meno legittime, o se questi soldi dovessero essere messi di tasca propria dagli amministratori che hanno intentato causa nei miei confronti”
Nella terza pagina della sentenza si legge infatti quanto segue: “nel caso di specie le espressioni incriminate non riguardano certamente la popolazione ma attengono alle condotte dei singoli operatori istituzionali”. Una legittimità a procedere a nome del comune di Vimercate, e con le risorse dei cittadini, più volte contestata dallo stesso Cagliani e dalla Lega Nord in consiglio comunale, anche dopo la richiesta di archiviazione fatta dal pubblico ministero del 2 luglio 2014.